> FocusUnimore > numero 1 febbraio 2020

OPERA, Unità di Ricerca del Dipartimento di Comunicazione ed Economia di Unimore, nell’ambito di una collaborazione istituzionale tra quest’ultimo e la Regione Emilia-Romagna (approvata con Deliberazione di Giunta regionale n. 1107/2019 e cofinanziata con risorse FSE 2014/2020), ha realizzato uno studio che ha avuto come oggetto una ricerca specialistica sulla relazione esistente tra gli spazi di collaborazione e le trasformazioni delle forme di lavoro, sulle principali caratteristiche delle persone che frequentano gli spazi, i loro percorsi professionali e sul ruolo svolto dagli spazi di collaborazione come acceleratori e facilitatori delle dinamiche professionali dei nuovi contesti lavorativi.

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            Gli spazi di collaborazione sono luoghi dove lavoratori, lavoratrici e professionisti di diversi settori e con differenti background formativi e professionali svolgono la loro attività a contatto l’uno con l’altro, condividendo ambiente di lavoro, servizi e risorse, pur non lavorando necessariamente sullo stesso progetto.

Gli spazi collaborativi sono definiti “luoghi terzi”, in quanto si interpongono tra l’abitazione privata, spesso adibita anche a luogo di lavoro da liberi professionisti e lavoratori autonomi, e il tipico ufficio o laboratorio aziendale.

La diffusione degli spazi di collaborazione è un fenomeno che si è accentuato notevolmente nell’ultimo decennio, soprattutto dopo l’affermarsi del cosiddetto “smart working”. Il successo di queste “soluzioni di lavoro alternative” è certamente da imputare nella crescente ricerca di flessibilità da parte delle imprese, ai nuovi contenuti del lavoro e alle nuove forme di impiego.

Allo stesso tempo gli spazi di collaborazione rappresentano una conseguenza della forte spinta alla creatività e all’innovazione che l’attuale economia promuove a livello individuale, aziendale e territoriale. Tali spazi, infatti, sono sempre più indicati come luoghi rilevanti per stimolare la creatività negli ecosistemi locali di innovazione e per sostenere lavoratori, lavoratrici e aziende negli attuali processi di trasformazione del mondo del lavoro.

In questo senso, gli spazi di collaborazione diventano oggetto di particolare interesse ai fini della definizione e dell’implementazione di policy pubbliche finalizzate a promuovere, a livello locale, lo sviluppo di nuove competenze e a supportare l’innovazione sociale.

La prima fase della ricerca è stata realizzata attraverso l’analisi di fonti indirette quali database disponibili, informazioni presenti in rete e consultazione di esperti e informatori privilegiati per mappare gli spazi di collaborazione operativi in Emilia-Romagna, studiarne, a livello aggregato, le principali caratteristiche quali la diffusione nei diversi territori provinciali, le tipologie più diffuse, gli obiettivi perseguiti e le loro dimensioni e numero di postazioni.

Gli spazi censiti sono risultati in totale 151. Sono in rapida espansione (nel 2010 gli spazi presenti in regione erano infatti solo 13) e costituiscono un fenomeno diffuso che interessa tutti i capoluoghi di provincia,e, in molti casi, anche comuni con meno di 20.000 abitanti.

Per quanto concerne la tipologia di spazi collaborativi, l’Emilia-Romagna presenta una grande varietà: a fronte della prevalenza di spazi di co-working (che rappresentano quasi un caso su tre), è presente un numero rilevante di fab-lab, incubatori (e/o acceleratori) e spazi polifunzionali, cioè spazi che offrono al loro interno due o più attività tipiche delle altre categorie di spazi di collaborazione. Realtà degna di nota sono anche quella dei laboratori aperti, che sono presenti in tutti i capoluoghi di provincia, e gli hub culturali e/o creativi, che accolgono al loro interno professionisti delle industrie creative, ma anche cittadini e cittadine interessati alle tematiche artistiche e alla programmazione culturale proposta dallo spazio. In generale, gli spazi si contraddistinguono per una grande varietà di offerta: oltre ad affittare postazioni di lavoro, sale riunioni e/o aule di formazione, è possibile usufruire di sofisticate strumentazioni tecnologiche e di aree comuni finalizzate a favorire gli scambi informali tra gli utilizzatori.

Spesso negli spazi collaborativi si offrono attività di consulenza e percorsi formativi destinati alle persone che li frequentano, ma anche a soggetti esterni.

La seconda fase di ricerca ha riguardato un’indagine sul campo tramite interviste a gestori e frequentatori e l’osservazione diretta di alcuni spazi. Nello specifico, sono stati intervistati 151 soggetti in 39 spazi con l’obiettivo di rilevare, tramite metodologie di analisi qualitative, i temi ricorrenti e trasversali riguardanti: le motivazioni e le esigenze dei lavoratori che frequentano gli spazi; le modalità e le condizioni attraverso cui è svolto il lavoro; gli impatti generati dalla frequentazione degli spazi sulla loro professionalità e le caratteristiche dell’ecosistema socioeconomico (e di innovazione) in cui sono inseriti.

Le analisi hanno permesso di indagare il ruolo centrale di questi spazi nel rispondere alle esigenze lavorative e sociali dei/delle professionisti/e che li frequentano, rivelandosi non solo spazi di incubazione e accelerazione delle carriere professionali e dei progetti imprenditoriali, ma anche spazi di resilienza per far fronte a criticità e opportunità che il contesto socioeconomico presenta.

Allo stesso tempo, hanno evidenziato potenziali linee di intervento da parte di attori pubblici e privati per rendere queste realtà sempre più integrate con il contesto locale di riferimento.

Il gruppo di ricerca

La ricerca “Spazi collaborativi in evoluzione tra nuove forme di lavoro e innovazione: un’indagine in Emilia-Romagna” è stata svolta nell’autunno/inverno del 2019, e si è posta in continuità con un’intensa attività di ricerca precedente su creatività, innovazione e spazi collaborativi portata avanti dallo stesso gruppo di ricercatori e ricercatrici insieme ad altri colleghi e colleghe attraverso un FAR interdipartimentale biennale (2017/2018). Lo studio è stato condotto da OPERA.

OPERA, Unità di Ricerca costituita all’interno del Centro Studi sulla Giustizia nelle Organizzazioni (GIUNO) del Dipartimento di Comunicazione ed Economia di Unimore, si propone di studiare gli aspetti organizzativi peculiari delle industrie creative ed i processi creativi e innovativi delle organizzazioni che operano nei settori più tradizionali

Il team di ricerca, coordinato dal Prof. Fabrizio Montanari, Organizzazione Aziendale, è composto da: Prof.ssa Anna Chiara Scapolan, Organizzazione Aziendale, Prof. Matteo Rinaldini, Sociologia dei Processi Economici e del Lavoro, Dott.ssa Ludovica Leone e Dott. Damiano Razzoli.

Al lavoro sul campo (reperimento dati, interviste, osservazione diretta, ecc …) e all’analisi del materiale informativo hanno partecipato anche diversi studenti del Dipartimento di Comunicazione ed Economia.

Hanno inoltre collaborato i referenti della Regione Emilia-Romagna, in particolare della Direzione Generale Economia della Conoscenza, del lavoro e dell’impresa, del Servizio Cultura e Giovani e del Servizio politiche per l’istruzione, la formazione, il lavoro la conoscenza, oltre che referenti di ART-ER Emilia-Romagna.

Distribuzione territoriale degli spazi di collaborazione in Emilia Romagna al 31/12/2019
Numero di Spazi Collaborativi in Emilia Romagna. Serie storica 2010 – 2019

Contamination-Lab – una piattaforma progettuale e spazi di collaborazione per l’innovazione e l’imprenditorialità di UniMoRe

Anche l’Università di Modena e Reggio Emilia ha una piattaforma progettuale per sostenere l’innovazione e l’imprenditorialità: il Contamination Lab (C/LAB) http://clab.unimore.it A Modena i progetti sviluppati all’interno del C/LAB hanno luogo nello spazio collaborativo Laboratorio Aperto di Modena, nell’ex Centrale AEM (un edificio di archeologia industriale riqualificato nel 2017), mentre a Reggio Emilia si collocano nei locali dei Musei Civici. Obiettivo specifico del C/LAB è creare una proposta multidisciplinare ed extracurriculare aperta agli studenti di tutti i dipartimenti dell’Ateneo perché possano confrontarsi con professionisti e imprese.

Al momento, il C/LAB supporta diversi progetti, come Icaro, https://icaro.unimore.it/, un programma rivolto a studenti selezionati che allena il talento e la voglia di intraprendere, e BellaCoopia, il format di Legacoop su come fare impresa a partire dal metodo cooperativo. Negli spazi del C-Lab inoltre si può partecipare a percorsi di progettazione e sviluppo di nuove idee imprenditoriali con la Startup Jam, oppure confrontarsi con sfide reali per disegnare nuovi prodotti o soluzioni attraverso l’IDEO/Stanford design all’interno del progetto Sugar o del progetto Challenge Based Innovation, realizzato in collaborazione con il CERN di Ginevra. Negli stessi spazi del C-LAB inoltre sono avviati percorsi di formazione accademica all’imprenditorialità, come TACC (Training for Automotive Companies Creation), https://tacc.unimore.it/ e altre iniziative aperte agli studenti di ogni età sulla robotica e le nuove tecnologie digitali.

Il Prof. Bernardo Balboni del Dipartimento di Economia Marco Biagi è stato il principal investigator del progetto (con il supporto dei Delegati del Rettore per la Terza Missione e della Direzione Ricerca e Trasferimento Tecnologico di UniMoRe) che ha portato all’Ateneo, attraverso il bando per creazione e sviluppo dei Contamination Lab del MIUR, un finanziamento di 298.308 euro.

Il lavoro che cambia: indagine Unimore e Regione ER coglie l’evoluzione e l’affermazione sul territorio degli spazi collaborativi