> FocusUnimore > numero 6 – luglio-agosto 2020

Educazione e istruzione rappresentano un diritto umano fondamentale e giocano un ruolo cruciale nel sostenere i processi di integrazione e di inclusione sociale. In società strutturalmente caratterizzate da fenomeni migratori, la garanzia di questo diritto diventa una sfida inevitabile, sia per le politiche locali che per quelle nazionali e internazionali.

Unimore si occupa a vari livelli e da diversi anni delle questioni migratorie e dei processi di integrazione (a livello giuridico-normativo, sociologico, didattico-pedagogico, linguistico, occupazionale, psicologico) e il complesso tema educazione e migranti rappresenta un terreno didattico e di ricerca su cui Unimore è da lungo tempo impegnata.

Una questione più recente riguarda però l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo in Italia secondo la Convenzione ONU del 1951, divenuta centrale nell’arena politica nazionale e internazionale. 

Su questi temi di grande attualità e interesse il Dipartimento di Educazione e Scienze Umane (DESU), in collaborazione con la Fondazione Mondinsieme del Comune di Reggio Emilia e la Fondazione Reggio Children, ha organizzato il 9 giugno 2020 un Forum internazionale online su “Refugee and migrant education from local perspectives”, a ridosso della Giornata internazionale del rifugiato (20 giugno).

L’iniziativa si è realizzata all’interno della Conferenza annuale del Common Ground Research Network “Diversity in Organizations, Communities & Nations”,in collaborazione con l’Università di Patrasso (Grecia), eha avuto come obiettivo quello di mettere a confronto azioni educative sperimentate in diversi contesti territoriali sia con adulti sia con bambini rifugiati.

In linea con gli approcci strategici per l’educazione dei rifugiati 2030, l’analisi si è concentrata sulla necessità di garantire un’educazione equa e di qualità per tutti, attraverso un continuum di programmi di educazione formale e non formale, in grado di ridurre il gap esistente tra rifugiati e popolazione residente nell’accesso all’istruzione.

Una tematica di particolare rilevanza affrontata anche grazie all’apporto di rappresentanti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e del Consiglio d’Europa è stata quella del riconoscimento dei titoli e delle qualifiche (anche in assenza di certificazione degli Stati di origine) e del diritto all’inserimento nel sistema nazionale di istruzione, a tutti i livelli.

La riflessione intorno al Passaporto Europeo delle Qualifiche per i Rifugiati ha offerto lo scenario entro il quale muoversi per valutare le conoscenze già acquisite.

I progetti e gli strumenti per il riconoscimento delle competenze trasversali (soft skills) maturate dai soggetti lungo il proprio arco di vita, in contesti informali e non-formali, sono stati presentati come altro apporto importante da considerare ai fini dell’inserimento lavorativo, ma anche per una valorizzazione di queste persone all’interno della società di arrivo.

Nella giornata è stato evidenziato anche l’impegno della Città di Reggio Emilia inerente la valorizzazione della diversità culturale e linguistica, tanto in ambito educativo (nelle scuole di diverso grado), quanto in ambito professionale (nei luoghi di lavoro).

La rete di contatti di Unimore ha permesso di confrontare esperienze da Australia, Belgio, Francia, Grecia, Svizzera e Sud Africa, individuando pratiche ed esperienze che in questi anni hanno lavorato per favorire il proseguimento dei percorsi di istruzione dei richiedenti protezione internazionale e una transizione nel mercato del lavoro.

Una sfida comune evidenziata dai vari contesti e che risulta una delle priorità d’intervento di UNHCR per il 2030 è l’aumento dell’inserimento nei percorsi universitari.

Le università giocano un ruolo molto importante nella costruzione di risposte interculturali responsabili, con possibili partenariati educativi tra le comunità, i governi, il settore privato e i vari attori umanitari.

In tal senso, le esperienze culturali, tecniche e intellettuali maturate dai rifugiati in varie parti del mondo, così come il multilinguismo, possono costituire una risorsa per le comunità locali e, se riconosciute, rafforzare l’autostima, la fiducia e la resilienza dei richiedenti/titolari protezione internazionale.

Il coordinamento scientifico dell’evento è stato realizzato dalla Dott.ssa Rita Bertozzi (DESU), dalla Dott.ssa Nicoletta Manzini (Fondazione Mondinsieme e Dottoranda di Ricerca in Lavoro, Sviluppo e Innovazione presso la Fondazione Marco Biagi) e dalla Prof.ssa Eugenia Arvanitis (Università di Patrasso).

Video di presentazione del direttore del DESU prof. Alberto Melloni

Sul tema rifugiati, Unimore partecipa a due progetti Erasmus+ Key Action 2 per la predisposizione di Open Educational Resources per la formazione di mediatori interculturali e di interpreti che lavorano in ambito umanitario.

La responsabilità scientifica delle due unità italiane è affidata alla Dott.ssa Rita Bertozzi del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane.

Il progetto ReCulm “A VET course for Cultural Mediators to address the refugee crisis’ skills needs” ha coinvolto 4 Paesi Europei, nell’ambito dei quali è stata costituita una partnership tra l’Università di Modena e Reggio Emilia, l’Università di Almeria (Spagna), l’Università di Glasgow (Regno Unito) e il Centro Nazionale per la Ricerca Sociale di Atene (EKKE di Grecia) come coordinatore. Si è svolto nel periodo 2016-2018 e ha ottenuto un’ottima valutazione didattico-formativa e di impatto, tanto da essere segnalata come good practice nella Erasmus+ Project Results Platform. Partendo da una ricerca sui bisogni formativi dei mediatori interculturali, il progetto ha predisposto dei materiali didattici multilingue open access per la formazione dei mediatori interculturali che lavorano con i rifugiati, ha offerto tre edizioni di un MOOC “Working Supportively With Refugees: Principles, Skills and Perspectives”, che ha visto la partecipazione complessiva di oltre 3.800 partecipanti di 125 paesi, e ha promosso alcuni workshop per la valutazione e disseminazione dei materiali.

Il progetto Inter4Ref “CVET and accreditation framework to up-skill interpreters to support the social inclusion of refugees”, avviato nel 2019 si concluderà nel 2021, ed è indirizzato specificamente agli interpreti umanitari. Coinvolge gli stessi 4 Paesi Europei (l’Università di Modena e Reggio Emilia per l’Italia, l’Università di Almeria per la Spagna, l’Università di Glasgow per il Regno Unito e il Centro Nazionale per la Ricerca Sociale di Atene [EKKE] per la Grecia, che ha il ruolo di coordinatore) e ha l’obiettivo di predisporre materiali formativi liberamente utilizzabili e un corso di formazione gratuito online multilingue per gli interpreti che lavorano con richiedenti asilo e rifugiati. Ha già realizzato una prima edizione del VOOC “Interpreting for Refugees: Contexts, Practices and Ethics”, con risultati di partecipazione molto promettenti e l’attivazione di una buona rete nazionale. 

Sito dell’evento:
cgscholar.com/community/community_profiles/diversity-in-organizations-communities-andnations/community_updates/121026
Progetto Reculm:
www.reculm.eu
Progetto Inter4Ref:
inter4ref.eu/it

Migranti, rifugiati ed educazione: l’impegno di Unimore e della città di Reggio Emilia