> FocusUnimore > numero 1 febbraio 2020

Una piantagione di cannabis

Recenti studi di Unimore hanno portato alla scoperta di nuove caratteristiche presenti in questa pianta utilizzata dall’uomo nel corso della storia per svariate finalità: per la produzione di vestiti, grazie all’utilizzo delle fibre del suo fusto; per nutrirsi, grazie ai suoi semi super nutrienti di grassi insaturi e proteine; per curarsi, con l’uso dei suoi fiori che contengono cannabinoidi e terpeni impiegati per il trattamento di diverse patologie. 

La cannabis, come la si intende oggi, è la stessa specie che veniva coltivata per produrre la canapa, largamente impiegata agli inizi del novecento nell’industria. La differenza è nella varietà della Cannabis Sativa L. che produce infiorescenze contenenti caratteristici composti, i fitocannabinoidi, dei quali se ne conoscono oltre 100, anche se solo due sono di reale interesse per la scienza: il THC, componente psicoattivo, ed il CBD, dai molti effetti farmacologici, ma non stupefacente. Messa al bando, nel 1961, dopo l’adesione dell’Italia al trattato Internazionale delle Nazioni Unite sul controllo delle sostanze stupefacenti. 55 anni più tardi, nel 2016, grazie alla legge 242, è stata reintrodotta la coltivazione di canapa industriale, con un suo preciso vademecum che i produttori devono rigorosamente rispettare e nel quale viene indicato specificatamente l’impiego del fusto e dei semi, ma non dell’infiorescenza, cioè la parte ricca di CBD dagli effetti farmacologici. Ed è la parte senza effetti stupefacenti, ma ricca di proprietà farmacologiche, che recentemente ha fatto decollare l’industria della Cannabis Light. A breve si attende da parte della Commission Narcotin Drug delle Nazioni Unite una riclassificazione della Cannabis, eliminandola dalla tabella IV ed inserendola nella tabella I della Single Convention del 1961, dove è collocata la morfina la qual cosa aprirebbe al suo uso a scopo medico e di ricerca.

Nel lungo iter che ha accompagnato nel tempo l’uso della Cannabis Sativa, un contributo fondamentale per fare chiarezza su questa controversa materia può venire da un ricercatore di Unimore, Giuseppe Cannazza, che ha scoperto un nuovo fitocannabinoide il THCP, rinvenuto nella specie Cannabis Sativa prodotta dall’Istituto italiano Chimico Farmaceutico Militare.

Il dottor Cannazza, assieme ai ricercatori del CNR Nanotec di Lecce, ai farmacologi dell’Università della Campania ed ai chimici dell’Università La Sapienza di Roma, ha visto che questo tetraidrocannabipherolo è 33 volte più potente del semplice THC (tetracannabinolo) e ciò potrebbe portare alla scoperta di nuove terapie antidepressive, per l’epilessia o per il trattamento del dolore, più mirate e con l’utilizzo di un minor dosaggio di sostanza.

La scoperta riconferma il valore e il rigore della chimica farmaceutica modenese nel mondo,  tanto che il dott. Cannazza e la sua collega Cinzia Citti, assieme ad altri esperti farmacologi americani, tossicologi australiani, clinici americani ed epidemiologi canadesi, sono stati selezionati come consulenti nel 2018 per l’Organizzazione Mondiale della Sanità per il processo di revisione scientifica della Cannabis e dei suoi derivati, che ha portato al riconoscimento dell’utilità medica di questa pianta. Questo processo si è concluso con una lettera del direttore dell’OMS al segretario generale delle Nazioni Unite, dove si propone l’adozione di misure di controllo internazionali meno severe per permettere l’accesso ai medicinali a base di cannabis.

Foto del gruppo di lavoro

G. Cannazza

Giuseppe Cannazza, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze della Vita di Unimore e ricercatore associato al CNR NANOTEC di Lecce, è docente del corso di Analisi dei Medicinali I per il corso di laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche.
La sua attività di ricerca è rivolta principalmente verso lo studio di molecole di origine vegetale e sintetica con attività sul sistema nervoso centrale. È il responsabile nazionale del progetto UNIHEMP cofinanziato dal MIUR per la valorizzazione della filiera della canapa. Autore di 73 articoli scientifici su riviste internazionali peer reviewed, è stato selezionato in un bando internazionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la scrittura delle pre-reviews topic chemistry su Cannabis. Inoltre è stato consulente per l’OMS nell’ambito del 40th meeting of the Expert Committee on Drug Dependence (ECDD), Geneva, Switzerland, 4-7 June 2018.

Scoperta dei ricercatori Unimore apre a prospettive di impiego della Cannabis Sativa per nuove terapie antidepressive