> FocusUnimore > numero 8 – ottobre 2020

Un appuntamento mondiale che ha l’obiettivo di trovare soluzioni a problemi in campo medico, frutto delle capacità scientifiche di squadre multidisciplinari formate sul momento da imprenditori, designer, ingegneri, studenti e professionisti sanitari provenienti da ogni angolo del mondo.

Questo il fine del MIT Grand Hack 2020, un evento sotto forma di “hackathon“, che quest’anno si è svolto online dal 2 al 4 ottobre e a cui è stato invitato a partecipare un giovane studente di Unimore, il Dottore junior Mirco Tincani, iscritto all’ultimo anno della laurea magistrale in Fisica.

Hackathon è un evento in cui persone con background e competenze diverse formano team, collaborano per un periodo di tempo limitato e si concentrano su un problema o un’idea specifica, per trovare idee e soluzioni innovative e dirompenti.

La singolare iniziativa del MIT Grand Hack è stata ideata dal MIT Hacking Medicine, un gruppo di studenti del Massachusetts Institute of Technology, nato nel 2011 con l’intento di stimolare la comunità sanitaria e accelerare l’innovazione medica. Il gruppo ha organizzato fino ad oggi più di 175 eventi in 29 paesi e 5 continenti, che hanno favorito la creazione di più di 50 aziende, raccogliendo oltre 240 milioni di dollari di finanziamenti.

Mirco Tincani non è nuovo ad affrontare queste sfide: nell’anno accademico 2019/2020 aveva infatti partecipato, grazie al supporto del Contamination Lab di Unimore, al progetto SUGAR, patrocinato da Sanofi Genzyme Italia, un network globale che riunisce studenti e studentesse di diverse università internazionali e li mette alla prova nel risolvere sfide di sviluppo di un prodotto nel mondo reale; il tutto attraverso un approccio che si rifà al Design Thinking. La prova proposta in quella occasione ai concorrenti era stata “come migliorare in modo tangibile la qualità di vita di pazienti affetti da cancro e sclerosi multipla” e il gruppo di lavoro di Mirco Tincani aveva risposto alla sfida con “Fuel”, un servizio innovativo volto a studiare il sintomo della Fatigue attraverso dispositivi tecnologici indossabili.

I team dell’edizione 2020 del MIT Grand Hack si sono cimentati sfidandosi su quattro le categorie: Customized Cancer Care (Cura del cancro personalizzata); Digital Clinical Measures of Activity (Misure cliniche digitali per l’attività), Future of Aging (Il futuro dell’invecchiamento) e Access to Healthcare During COVID-19 (Accesso all’assistenza sanitaria durante il COVID-19).

Tra i circa 300 partecipanti invitati, studenti, dottorandi e professionisti del settore sanitario, del design, dell’ingegneria o dell’informatica, solo cinque erano studenti italiani: insieme a Mirco Tincani di Unimore, c’erano anche Isabella Ciampi e Alessandoro Sitta dell’Università di Bologna, Margherita Cucchi dell’Università di Ferrara e Mattia Strocchi della Delft University of Technology, nei Paesi Bassi. 

Il lavoro dei team concorrenti si è aperto con uno speach introduttivo con l’obiettivo di innescare una conversazione costruttiva e arrivare a una soluzione che fosse frutto di un lavoro di squadra.

“Il prodotto del team di cui ho avuto il piacere di fare parte, nella categoria “Digital Clinical Measures of Activity”, – ci ha raccontato Mirco – si chiama My Physio. Si tratta di un servizio per supportare il paziente nello svolgimento degli esercizi di fisioterapia a casa, fuori dalla supervisione del fisioterapista. MyPhysio è un set che comprende un’unità di telecamere a visione stereoscopica, un software che processa le immagini fornite dalle telecamere, un tappetino che misura la forza esercitata nei punti di appoggio ed una speciale unità volta a fornire al paziente un feedback concreto mentre sta svolgendo gli esercizi. Questo sistema è in grado di riconoscere automaticamente quando il paziente sbaglia il movimento, in funzione della specifica fase di riabilitazione prescritta dal fisioterapista. Tuttavia, il dettaglio che rende MyPhysio un sistema davvero rivoluzionario è il meccanismo di feedback che guida il paziente nel movimento. Il prossimo passo sarà quello di realizzare diversi prototipi per ottimizzare la tecnologia”.

Il giovane studente di Fisica di Unimore ama definirsi innanzitutto un problem solver, anche se alle prime armi. Ed è proprio questo l’aspetto che ha voluto rimarcare in relazione alla sua recente partecipazione al MIT Grand Hack.

“Quella del problem solver – ha detto – è una figura che può provenire dalle discipline più diverse e che spesso si unisce a squadre multidisciplinari per offrire il proprio particolarissimo punto di vista nell’analizzare e risolvere un problema/sfida assegnato al team. Ma non solo; il problem solver sa mettere a disposizione le conoscenze del proprio campo di studi, in una forma comprensibile alla squadra. Ormai le squadre multidisciplinari sono diffuse in praticamente tutti gli ambiti, da quelli legati alla ricerca a quelli più strettamente imprenditoriali. Credo che sia una conseguenza del fatto che c’è una crescente tendenza a risolvere problemi molto articolati, dove la soluzione per definizione dovrà contemplare punti di vista fortemente eterogenei. Spesso accade che le idee più innovative vengano innescate da professionisti aventi i background più imprevedibili. La spiegazione di questo fenomeno è semplice. I professionisti più vicini ed abituati a vedere quel particolare tipo di problema sono molto spesso inconsciamente vincolati ad un certo tipo di flusso di pensieri, precludendo magari la strada a quella che è la soluzione più efficace. Con l’aggiunta di una mente flessibile, da un campo estraneo, è possibile che quel particolare vincolo venga messo in discussione, aiutando quindi la squadra a pensare “out of the box“. Insomma, la figura del problem solver è diventata qualcosa di concreto e viene riconosciuta anche dalle aziende come tale. Nel mio caso è stato il programma SUGAR, con i suoi 9 mesi di progetto, ad insegnarmi le basi della disciplina del problem solving”.

In conclusione Mirco Tincani ha fatto il punto sull’esperienza appena vissuta: “MIT Grand Hack 2020 è molto più che una semplice gara di innovazione, è una formidabile occasione di incontro e condivisione, in una comunità estremamente motivata a migliorare il futuro della medicina. La cosa che più mi ha colpito è il profondo impegno, gli strumenti e i potentissimi canali che l’organizzazione ci ha messo a disposizione. Insomma è stata un’esperienza a trecentosessanta gradi e un’occasione di profonda crescita professionale”.

Mirco Tincani ha conseguito la Laurea Triennale in Fisica della materia, presso Unimore, nel 2018. Per la preparazione della tesi triennale ha svolto un tirocinio presso il Centro di Ricerca Internazionale Elettra-Sincrotone di Trieste.

Nell’anno accademico 2019/20 ha partecipato al programma SUGAR, che coinvolge 28 Università in tutto il mondo, sotto la supervisione accademica del Prof. Bernardo Balboni e del Prof. Matteo Vignoli.

Frequenta attualmente l’ultimo anno della Laurea magistrale in Fisica – Physics del Dipartimento di Scienze Fisiche, Informatiche e Matematiche, coordinata dal Prof. Guido Goldoni.

Tra i 300 partecipanti al concorso internazionale MIT Grand Hack 2020 anche uno studente Unimore