> FocusUnimore > numero 62 – ottobre 2025

Reggiane 3D: Turning Industrial Heritage into Digital Experience
The Reggiane 3D project, promoted by Unimore and presented on 10 October 2025 at the Technopole of Reggio Emilia, brings together research, technology and industrial heritage to celebrate the history of the Officine Meccaniche Reggiane. Through the digitalisation and 3D modelling of original technical drawings, students and researchers have virtually reconstructed engines, aircraft and machinery designed between the 1930s and 1940s, reviving a crucial chapter of the city’s industrial identity. The 3D models, available on www.reggiane3d.it, allow users to explore and appreciate the innovations that shaped Reggio Emilia’s industrial history. Hosted in the redeveloped Reggiane site—now home to the Technopole and the Department of Engineering—the project acts as a bridge between past and future, turning the mechanical memory of the Reggiane into a shared digital heritage.

Lo scorso 10 ottobre 2025, negli spazi del Tecnopolo di Reggio Emilia, si è tenuto l’evento conclusivo di Reggiane 3D, un progetto che ha saputo unire ricerca, tecnologia e memoria collettiva, coordinato dal Prof. Andrea Spaggiari del Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria (DISMI) di Unimore e sostenuto dalla Fondazione Pietro Manodori.

Il progetto ha ricostruito digitalmente i motori, gli aeroplani e le macchine delle storiche Officine Meccaniche Reggiane, restituendo alla città un tassello fondamentale della sua identità industriale.

Come spesso accade alle storie più affascinanti, tutto era nato da un incontro casuale: un fascicolo ingiallito, un disegno tecnico dimenticato e la curiosità di chi non si accontenta di lasciare il passato sepolto nella polvere. Da quella scintilla era scaturita l’idea di Reggiane 3D, capace di riportare in vita – grazie alla modellazione digitale – i capolavori meccanici che avevano fatto grande Reggio Emilia nel Novecento.

Le Officine Meccaniche Reggiane, nate all’inizio del secolo scorso come azienda ferroviaria, avevano conosciuto il loro massimo splendore negli anni Trenta sotto la proprietà della famiglia Caproni, superando i diecimila dipendenti e diventando la quarta industria italiana. Qui si erano progettati treni, aerei e motori, e soprattutto si era forgiata una scuola di ingegno e competenze che avrebbe alimentato per decenni la cultura tecnica del territorio.

Attraverso la digitalizzazione dei disegni originali, gli studenti e i ricercatori del DISMI hanno trasformato le linee su carta in modelli tridimensionali esplorabili, restituendo forma, movimento e funzione a macchine che avevano segnato un’epoca. Ogni ricostruzione – dal motore avio CA24 RC60 al velivolo RE2005 Sagittario, fino ai prototipi di motori per bicicletta – è diventata un “gemello digitale” capace di raccontare la storia industriale con il linguaggio della tecnologia contemporanea.

Attorno al Prof. Spaggiari si è raccolto un gruppo di giovani ingegneri di Unimore, supportati da testimoni e studiosi come Adriano e Paolo Riatti e Paolo Miana de Gli Archivi Ritrovati, che hanno messo a disposizione documenti e memorie familiari. Decisivo è stato anche il contributo del costruttore Mauro Pedroni, che ha dato forma concreta a motori mai realizzati, tra cui l’Euro 401, ideato negli anni Quaranta dall’ingegnere Aurelio Lampredi, poi destinato alla Ferrari.

Il risultato è oggi visibile e accessibile sul sito www.reggiane3d.it, dove chiunque può esplorare i modelli 3D, scoprire i dettagli meccanici e comprendere il genio dei progettisti di allora.

L’incontro del 10 ottobre ha rappresentato non solo la chiusura di un percorso di ricerca, ma anche un momento di restituzione pubblica alla città. Dopo i saluti istituzionali e l’introduzione del Prof. Spaggiari, Adriano e Paolo Riatti hanno offerto al pubblico uno sguardo storico e personale sulla parabola delle Reggiane, mentre Dario Scognamiglio ha raccontato l’evoluzione tecnica del motore Euro 401, poi illustrato da Mauro Pedroni, che ne ha presentato le varianti a due e quattro tempi, realizzate per la prima volta a ottant’anni di distanza dal progetto originario.

A completare la giornata, il regista Giuseppe Ghinami ha proposto un estratto del suo documentario La Vaca ad Fer – che fine ha fatto l’R60, il trattore operaio?, dedicato al celebre trattore Reggiane, simbolo del legame tra industria e società. La presentazione del portfolio dei progetti digitali e una tavola rotonda sulle prospettive future della memoria industriale hanno chiuso l’incontro, confermando la volontà di Unimore di rendere accessibile a tutti un patrimonio tecnico e culturale unico.

Oggi il Tecnopolo, sorto negli spazi rigenerati delle ex Officine, ospita non solo la memoria di un passato glorioso, ma anche la spinta verso nuove forme di conoscenza.

Come spesso accade alle avventure più interessanti – dichiara il Prof. Andrea Spaggiarianche questo progetto è nato da un incontro casuale nel quale mi veniva proposto di recuperare antichi progetti delle Officine Meccaniche Reggiane. Da quel primo seme è nato un interesse tecnico e una meraviglia storica che mi ha fatto conoscere la storia delle Reggiane, una eredità importante per la nostra comunità. Il senso del progetto è fare in modo che la città dimentichi ciò che è stato in questi luoghi, perché il tessuto industriale locale, fatto tanta passione ed ingegno, molto deve alla gemmazione dei talenti formati nella “Scuola Reggiane”. Il fatto che il Dipartimento di Ingegneria di Reggio Emilia oggi tenga le sue lezioni presso questi luoghi, recuperati e rinnovati dopo lunghi anni bui, mi fa ben sperare al riguardo.”

Reggiane 3D: quando la memoria industriale diventa digitale