> FocusUnimore > numero 62 – ottobre 2025

Safeguarding Cultural Diversity: A Journey Between the Roots and the Future of the Modenese Apennines
On the occasion of Unimore’s 850th anniversary, the Department of Law and the “Lo Scoltenna” Academy present the exhibition “Safeguarding Cultural Diversity”, focused on emigration from the Modenese Apennines to the United States and Chile. The exhibition is the result of a two-year project involving students, families, and local schools, exploring migration experiences through interviews, photographs, diaries, and archival documents, highlighting themes of memory, identity, and resilience. The initiative promotes the understanding of cultural roots, dialogue between past and present, and the strengthening of ties with emigrant communities, considering the safeguarding of cultural diversity as a tool for participation, inclusion, and territorial enhancement.

Nel quadro delle celebrazioni per gli 850 anni dell’Università di Modena e Reggio Emilia, il Dipartimento di Giurisprudenza di Unimore e la Società Scientifica, Letteraria ed Artistica del Frignano Accademia “Lo Scoltenna” presentano la mostra “La salvaguardia delle diversità culturali: l’emigrazione dall’Appennino Modenese negli Stati Uniti e in Cile”.


L’esposizione sarà aperta al pubblico venerdì 31 ottobre presso l’Aeroporto di Pavullo nel Frignano (MO) e resterà aperta fino al 30 novembre 2025, offrendo a scolaresche, famiglie e cittadini un percorso di scoperta tra storia, identità e memoria collettiva.

La mostra nasce come esito di un ampio progetto di ricerca e orientamento che, nel corso di due anni, ha coinvolto oltre 150 studenti e studentesse delle scuole della montagna e della provincia di Modena, insieme ai loro insegnanti e alle famiglie. Un lavoro corale, partecipato, che ha intrecciato ricerca storica, educazione civica, valorizzazione territoriale e riflessione sul tema dell’emigrazione come esperienza universale.

Guidati da docenti del Dipartimento di Giurisprudenza e da esperti del settore, i giovani hanno indagato l’esperienza migratoria dei loro antenati verso gli Stati Uniti e il Cile — un fenomeno che, dalla seconda metà dell’Ottocento fino al secondo dopoguerra, ha profondamente segnato la storia dell’Appennino modenese. In quegli anni migliaia di persone, spinte dalla povertà, dalla mancanza di opportunità o dal desiderio di un futuro migliore, lasciarono i loro paesi per cercare fortuna oltreoceano, portando con sé saperi, abitudini e tradizioni che avrebbero contribuito a formare nuove identità ibride nei luoghi di destinazione.

L’Accademia “Lo Scoltenna” da anni recupera il maggior numero di notizie sulla storia dell’emigrazione dalla montagna modenese in stretto raccordo con gli iscritti all’A.I.R.E. e i contatti raccolti negli ultimi anni dai servizi demografici e tramite un questionario rivolto a emigrati, familiari e discendenti allo scopo di recuperare quante più notizie possibili.

Dalle interviste ai discendenti, dalle fotografie di famiglia, dai diari e dai documenti d’archivio è emersa una narrazione viva e plurale: storie di partenze e ritorni, di separazioni dolorose, ma anche di scoperte, di integrazioni riuscite e di nostalgie mai sopite. In queste vicende si intrecciano i temi della perdita e della conservazione della memoria, dell’adattamento e della resilienza, della capacità di mantenere vivi i legami con il proprio territorio anche a migliaia di chilometri di distanza, oppure della impossibilità di poterlo fare per molti anni, come nel caso dell’emigrazione in Cile a Capitan Pastene.

Le testimonianze e i documenti raccolti hanno poi preso forma in installazioni, racconti, pannelli tematici e percorsi espositivi che raccontano non solo le storie dei singoli emigrati, ma anche l’identità collettiva di una montagna che ha saputo aprirsi al mondo pur restando fedele a sé stessa.

Il progetto si pone due grandi obiettivi. Da un lato, rafforzare il legame tra il territorio dell’Appennino modenese e le sue comunità emigrate, sia quelle con cui esiste ancora un rapporto attivo, sia quelle di cui si è perduta la memoria, favorendo una nuova rete di contatti, anche grazie all’uso delle tecnologie digitali. Dall’altro, coinvolgere le nuove generazioni nella riscoperta del fenomeno migratorio come parte integrante dell’identità culturale locale, promuovendo una riflessione ampia sul valore della diversità, sulla memoria storica e sull’inclusione.

Si tratta, in questo senso, di un progetto di educazione alla cittadinanza globale, che partendo dalle radici del territorio invita a comprendere le dinamiche migratorie contemporanee con maggiore consapevolezza e empatia.

Promosso dal Dipartimento di Giurisprudenza e dall’Accademia “Lo Scoltenna”, il progetto ha ricevuto il sostegno della Regione Emilia-Romagna, della Fondazione di Modena dell’Ente Parchi Emilia Centrale ed il patrocinio della Provincia di Modena, dell’Unione del Comuni del Frignano, di tutti i comuni dell’Appennino modenese e anche di altri comuni,  della Fondazione Frignano, oltre al sostegno di imprese, sindacati, istituti bancari e associazioni del territorio. Una rete di collaborazioni che testimonia come la valorizzazione culturale e la ricerca universitaria possano diventare leve di coesione e sviluppo per le aree montane.

L’inaugurazione giovedì 30 ottobre ore 16 presso L’Aeroporto Paolucci a Pavullo , vedrà la partecipazione dell’Assessore regionale alla Montagna, del Presidente della Provincia di Modena, del Presidente della Consulta degli Emiliano Romagnoli nel Mondo, di diversi sindaci dell’Appennino e di alcuni discendenti degli emigrati provenienti dagli Stati Uniti. Grazie a un collegamento in diretta con le comunità di Highwood,  Higland Park , Ladd e Capitan Pastene — centri che conservano forti legami con le famiglie partite dall’Appennino — e a uno streaming aperto a tutti i discendenti degli emigrati nel mondo, l’inaugurazione diventerà un momento di incontro transnazionale, in cui memoria e tecnologia si uniscono per ricucire fili di storie comuni.

Accanto al percorso espositivo principale, la mostra offrirà anche attività didattiche e laboratori per le scuole, visite guidate ed altre attività. L’obiettivo è fare della mostra non solo un’occasione di conoscenza, ma anche uno spazio di confronto e di dialogo, capace di mettere in relazione passato e presente, storie individuali e dimensione collettiva.

Il progetto si inserisce nel più ampio programma di public engagement interdipartimentale di Unimore “Conoscere per valorizzare: biodiversità, geodiversità, agrodiversità e salvaguardia delle diversità culturali per la valorizzazione dell’Appennino modenese tra passato e futuro”, che mira a promuovere una visione integrata del patrimonio naturale e culturale del territorio montano.

La salvaguardia delle diversità culturali, infatti, viene qui intesa non come semplice tutela del passato, ma come strumento di rigenerazione sociale e identitaria, capace di generare nuove forme di turismo culturale, in particolare il cosiddetto turismo di ritorno, che coinvolge i discendenti degli emigrati interessati a riscoprire le proprie origini.

La conoscenza delle proprie radici è una chiave per comprendere meglio il presente e per costruire un futuro più consapevole e solidale” — ha commentato la Prof.ssa Maria Cristina Santini, coordinatrice del progetto — “e il coinvolgimento degli studenti è stato essenziale per trasformare un tema storico in un’occasione di partecipazione, riflessione e crescita collettiva”.

La mostra “La salvaguardia delle diversità culturali” non rappresenta quindi un punto d’arrivo, ma l’inizio di un percorso che proseguirà con nuove ricerche e con la valorizzazione di altri contesti migratori. Un invito, rivolto a tutti, ma in particolare ai più giovani, a guardare l’Appennino modenese come un territorio vivo e dinamico, custode di memorie e al tempo stesso aperto al mondo, dove le storie di chi è partito continuano a dialogare con quelle di chi è rimasto.

La salvaguardia delle diversità culturali: un viaggio tra le radici e il futuro dell’Appennino Modenese