> FocusUnimore > numero 2 marzo 2020

Intendiamo utilizzare questo spazio per portare all’attenzione di tutto l’ateneo due importanti novità sulla Terza missione, ovvero su quell’insieme di attività derivanti dall’interazione dell’università con il contesto sociale ed economico e non già ricomprese nella formazione e nella ricerca.

Come noto, queste attività comprendono la valorizzazione della ricerca (attività conto terzi, gestione della proprietà intellettuale, imprese spin-off e start-up, partecipazione alle strutture di intermediazione della ricerca) e la produzione di beni pubblici (gestione del patrimonio e delle attività culturali, attività per la salute pubblica, formazione continua e didattica aperta, public engagement).

La prima novità è l’approvazione delle Linee di indirizzo di ateneo per la terza missione da parte di Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione di Unimore nelle rispettive riunioni del 11/2/2020 e 12/2/2020. Questo al termine di una rapida ma intensa fase istruttoria che ha visto coinvolti la Commissione di ateneo per la terza missione, la Conferenza dei direttori di dipartimento, la Direzione Ricerca, Trasferimento tecnologico e Terza missione, oltre che noi stessi in qualità di Delegati del Rettore per la terza missione.

In tale documento viene definita la cornice generale per le attività di terza missione e impatto sociale, con riferimento alla quale potranno essere successivamente declinati gli obiettivi strategici di Unimore e le relative azioni specifiche. Analoghi documenti sono stati elaborati e approvati anche per la formazione e la ricerca. (https://www.unimore.it/ateneo/cateassqua.html?cd=14). Qui vogliamo mettere in risalto due aspetti riguardo le linee di indirizzo della terza missione.

  1. Unimore riconosce l’importanza della terza missione come completamento naturale delle sue due funzioni fondamentali di formazione e ricerca e al fine di contribuire al benessere e allo sviluppo della comunità. Bisogna considerare che sono proprio le attività che noi chiamiamo “terza missione” che definiscono in larga misura ciò che di noi e di quello che facciamo nel campo della ricerca viene effettivamente percepito all’esterno dell’università dalle istituzioni territoriali, dalle imprese e da cittadini e cittadine. Non potrebbe essere altrimenti: i prodotti diretti della ricerca, ovvero principalmente le pubblicazioni scientifiche, sono rivolti alle comunità scientifiche di riferimento e quindi a un altro “pubblico”. Possiamo d’altra parte testimoniare, sulla base della nostra attività di prorettori e delegati del Rettore, il grande interesse e le enormi aspettative che esistono nei confronti di Unimore da parte dei principali attori del nostro contesto territoriale.
  2. Sono i saperi prodotti dalla ricerca e le loro applicazioni che possono (devono) essere condivisi come bene pubblico e da questa condivisione dobbiamo fare in modo che derivi anche un miglioramento della qualità della ricerca e della formazione. Serve cioè un legame bidirezionale tra attività di ricerca e formazione e attività di terza missione, in modo che queste ultime possano anche avere un feedback utile sulle prime.

La seconda novità è la presenza nella VQR 2015-2019 della valutazione delle attività di terza missione delle università. Ciò rappresenta un inedito assoluto. La valutazione si baserà sulla presentazione da parte delle università di case studies di terza missione.

Su questo vogliamo qui sottolineare due punti che ritieniamo importanti.

  1. La VQR 2015-2019 avrà sulla quota di FFO che sarà assegnata a Unimore nei 5 anni successivi alla pubblicazione dei suoi esiti presumibilmente un impatto almeno pari se non maggiore di quello avuto dalla VQR 2011-2014. Più precisamente, sulla base della legislazione vigente, i risultati della VQR hanno determinato l’80% della quota premiale dell’FFO. Quest’ultima ha rappresentato nel 2019 il 24% dell’FFO totale, essendo destinata a diventare almeno il 28% del totale nel 2021.  Questi dati indicano l’importanza della scelta che dovrà essere fatta riguardo i prodotti della ricerca di ogni singolo professore/ricercatore e i case studies di terza missione. In particolare, saranno sette i casi di studio di terza missione che Unimore presenterà in sede di valutazione, un numero cioè pari alla metà dei dipartimenti attivi nel periodo di riferimento 2015-2019.
  2. La scelta dei case studies di terza missione dovrà necessariamente essere fatta tenendo presente come principale criterio quello della miglior corrispondenza possibile con i criteri di valutazione prefissati da ANVUR. Questi ultimi comprendono la dimensione sociale, economica e culturale del case study, la rilevanza del suo impatto per il contesto di riferimento, l’ampiezza della platea dei beneficiari e il valore aggiunto per questi ultimi, nonché il legame con la ricerca scientifica della struttura proponente.

Negli ultimi anni, la sensibilità rispetto ai temi di terza missione è certamente andata accrescendosi nel nostro Ateneo. Lo sforzo si è osservato con riferimento alle attività di valorizzazione della ricerca, anche nelle forme relativamente più nuove dell’imprenditorialità accademica. Lo sforzo si è visto pure nell’impegno profuso nei processi di trasferimento della conoscenza verso i tanti pubblici di riferimento, che oggi vedono nell’università un punto di riferimento anche in tema di salute pubblica, sostenibilità ambientale, innovazione sociale, digitalizzazione, solo per citarne alcuni. In un panorama così ricco, le storie e gli approfondimenti contenuti in questo numero di Focus danno voce solo ad alcuni temi che hanno animato le iniziative di Unimore negli ultimi tempi.

Sebbene un pezzo di strada sia stato fatto, abbiamo davanti importanti sfide per migliorare nel prossimo futuro la nostra capacità di fare terza missione nella società e nei nostri territori di riferimento. Le sfide che ci attendono nel campo della terza missione riguardano sia decisioni su obiettivi strategici e azioni da portare avanti nei prossimi 3 e 6 anni, sia scelte basate su attività già svolte ma che avranno ricadute tangibili sui finanziamenti a disposizione di Unimore per il proprio sviluppo futuro.

Le sfide riguardano anche le modalità di governo della terza missione in Ateneo. Il ruolo propulsivo dei Dipartimenti e dei delegati dipartimentali resta decisivo. A questo si è affiancato negli ultimi mesi uno sforzo di coordinamento più ampio, affidato ad una Commissione di ateneo sulla terza missione e ad una Commissione specifica del Senato Accademico sul tema.

L’approccio “distribuito”, già adottato per la definizione delle linee di indirizzo e basato sul coinvolgimento di tutte le strutture della nuova governance di ateneo coinvolte, è quello che consideriamo il più adatto ad affrontare la complessità crescente delle decisioni future.

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Gianluca Marchi, Prorettore Vicario e Delegato del Rettore per la Terza Missione della sede di Modena

Giovanni Verzellesi, Prorettore di Reggio Emilia e Delegato del Rettore per la Terza Missione della sede di Reggio Emilia

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