> FocusUnimore > numero 62 – ottobre 2025
When Women Entered the University of Modena: The Long Journey Towards Academic Equality
As part of the celebrations marking the 850th anniversary of Unimore, a study by Franca Manghi and Grazia Martinelli, in collaboration with the Modena Women’s Documentation Centre, retraces the long path of women’s access to higher education in Modena. Drawing on the university’s yearbooks from 1875 onwards, the research reveals that women were initially confined to midwifery courses and only gradually entered other faculties. The first female students appeared in the early twentieth century, and the first women lecturers in 1919, often in minor or voluntary roles. The first woman to hold a full professorship, Eugenia Montanaro Gallitelli, was appointed in 1958. Female enrolment began to rise significantly in the 1960s, achieving parity with men by the 1980s. The study highlights both the perseverance of these pioneering women and the slow pace of institutional change, offering a historical reflection on emancipation, knowledge, and academic identity.
Nel corso delle celebrazioni per gli 850 anni dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, un nuovo contributo alla storia di Unimore arriva da una ricerca promossa in collaborazione con l’Ateneo dal Centro Documentazione Donna di Modena e firmata da Franca Manghi, già professoressa ordinaria di Fisica a Unimore, e Grazia Martinelli, già docente di Lettere e archivista.
Lo studio ricostruisce il lento ingresso delle donne nelle aule universitarie modenesi, dapprima come studentesse e solo molto più tardi come docenti e ricercatrici.
Un cammino lungo e complesso, che tuttavia, sul finire degli anni Ottanta del Novecento, porterà a un’inversione di tendenza: a livello nazionale, le giovani immatricolate supereranno per numero i colleghi.
La ricerca si fonda sugli annuari dell’Università di Modena, preziosa fonte di dati sulla distribuzione di genere tra iscritti, laureati e docenti in periodi in cui mancavano statistiche ufficiali.
Il punto di partenza è il 1875, anno in cui un regio decreto apre alle donne la possibilità di iscriversi agli studi universitari.
Nel 1875-76 l’Ateneo contava 251 iscritti e 43 docenti, tutti uomini, distribuiti in tre facoltà: Giurisprudenza, Medicina e Chirurgia, Scienze matematiche, fisiche, chimiche e naturali; e in tre corsi biennali: Flebotomia, Farmacia e Zooiatria.
Nei decenni immediatamente successivi all’Unità d’Italia, le donne restano del tutto assenti dall’università modenese. L’unica eccezione riguarda le allieve e le insegnanti del Corso per Levatrici, dove, tra il 1876 e il 1890, si contano da due a cinque studentesse l’anno. Il numero cresce gradualmente: nel 1900 risultano 16 allieve, che diventano una trentina nel 1916.
Con l’inizio del Novecento prende forma quella che le studiose definiscono “l’epoca delle pioniere”: cominciano a comparire le prime studentesse nei corsi universitari e, molti anni dopo, le prime docenti.
Si tratta di figure isolate, destinate a cambiare davvero il volto dell’Ateneo in profondità solo nella seconda metà del secolo.
Fino agli anni Venti del ‘900 si registrano una o due immatricolate all’anno, non più di dieci fino agli anni Quaranta.
Il vero incremento arriva negli anni Sessanta, con la generazione nata dopo la Seconda guerra mondiale e con l’espansione dell’università di massa.
Eppure, la quota di studentesse resta sotto il 30% fino ai primi anni Ottanta.
Le prime docenti compaiono nel 1919, spesso con incarichi secondari come assistenti volontarie o tecniche incaricate.
Nel 1925 viene nominata la prima donna libera docente, ma si deve attendere il 1958 per trovare una professoressa ordinaria: Eugenia Montanaro Gallitelli, seguita nel 1960 da Lina Raffa. Per sedici anni saranno le uniche a ricoprire quel ruolo. Delle loro vite e carriere, come di molte altre protagoniste di questa lunga storia, la ricerca ha ricostruito profili e biografie.
Dai numeri e dalle vicende personali emerge la tenacia delle donne laureate e la lentezza con cui il sistema universitario ha aperto le proprie porte al contributo femminile. Un cammino fatto di ostacoli, pazienza e determinazione, che oggi si intreccia con le celebrazioni dell’Ateneo.
Questa ricerca si inserisce in un rapporto di scambio e collaborazione tra l’Ateneo e il Centro documentazione donna, in corso da molti in anni: in particolare sono attivi protocolli d’intesa e accordi per attività didattiche, formative, di studio e di ricerca con il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali; il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazione e Vulnerabilità-CRID presso il Dipartimento di Giurisprudenza; il Centro di ricerca interdipartimentale sulle Digital Humanities (DHMORE).
La ricerca – che è stata seguita dagli inizi e nel suo sviluppo dalla Dott.ssa Vittorina Maestroni per il Centro documentazione donna e dal Prof. Thomas Casadei in qualità di delegato alla comunicazione di ateneo e componente del Tavolo per le celebrazioni dell’850° – ci ricorda come la storia dell’università sia anche la storia del coraggio di chi vi ha cercato spazio e dignità, sul piano scientifico e umano.