> FocusUnimore > numero 59 – giugno 2025
Interview with Francesco Badia, Director of MuseOmoRE
In this interview, Professor Francesco Badia outlines the initial strategic guidelines for MuseOmoRE, based on openness, engagement, and dialogue. The full strategic vision will be developed in collaboration with the new university governance and the Scientific Committee. In addition to the core pillars of conservation, education, research, and public engagement, Badia emphasises the importance of heritage enhancement and aims to strengthen the role of research. A key element will be the collaboration with Fondazione AGO and the redevelopment of the former Sant’Agostino Hospital, set to become an interdisciplinary cultural hub. MuseOmoRE also seeks strong integration with university departments and aims to engage new audiences, particularly young people and families. On the digital front, the MORE-DALE project is underway to improve accessibility and the enjoyment of cultural heritage.
1. Quale visione strategica ha delineato per MuseOmoRE e quali sono le principali tappe previste nel prossimo triennio?
Una piena e consapevole definizione della visione strategica di una qualsiasi organizzazione è un percorso che richiede tempo e discernimento fra (e con) tutti i portatori di interesse. In questo senso, a soli 3 mesi e poco più dalla mia nomina, non mi sento di poter dire di essere arrivato ancora ad una chiara individuazione della visione strategica, in particolare se rapportata al prossimo triennio. Per arrivare pienamente a questo risultato, sarà necessaria una piena condivisione con la nuova governance di Ateneo che si instaurerà con la nuova Rettrice, così come con il Comitato Scientifico di MuseOmoRE. Il poco tempo trascorso è stato però sufficiente per me per individuare alcuni termini chiave che a mio giudizio dovranno contraddistinguere il nostro operato in futuro: – Apertura: in senso fisico (con l’apertura o la riapertura dei nostri spazi museali) e in senso figurato (come apertura alle nuove idee, ai contributi esterni, alla progettualità innovative); – Coinvolgimento, riferito a tutti gli attori interessati alla gestione di MuseOmoRE con una particolare attenzione al pubblico universitario e cioè agli studenti e ai docenti di UniMORE che mi piacerebbe conoscessero sempre di più la nostra realtà e si si sentissero partecipi del suo percorso di sviluppo; – Dialogo, sia interno, con tutti i nostri Dipartimenti, Centri di ricerca e unità organizzative, ma anche esterno, con gli operatori che si occupano di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale a livello cittadino.
2. MuseOmoRE integra musei università e l’Orto Botanico e promuove conservazione, didattica, ricerca e public engagement. In che modo bilancerete questi quattro pilastri, e su quale intendete puntare più fortemente nei prossimi anni?
I pliastri citati sono tutti ugualmente importanti per noi e nessuno di essi può essere percepito a discapito degli altri. Mi permetto di aggiungere un quinto pilastro, quello della valorizzazione, che è da intendersi, stando al disposto del nostro Codice dei Beni Cutlrali, nell’esercizio delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura. Consapevoli dunque che dovremo muoverci in parallelo su tutte queste cinque direzioni, mi sia consentito di rilevare che probabilmente, rispetto a quanto fatto sinora, dovremo cercare di fare un salto di qualità sul fronte della ricerca, che rientra fra le funzioni fondamentali dei musei, secondo anche la definizione internazionale di museo sviluppata da ICOM e ormai affermatasi a livello internazionale, definizione nella quale è addirittura la prima funzione citata nell’elenco delle finalità di un museo.
3. Il rapporto di MuseOmoRE con Fondazione AGO è uno degli asset strategici. Quali progetti congiunti (didattici, espositivi o di ricerca) avete in programma per valorizzare questa sinergia?
In questi primi mesi di incarico ho già avviato un proficuo dialogo con la Fondazione AGO, di cui fra l’altro UniMORE è, come noto, uno dei soci fondatori, così come con gli altri soci fondatori (Fondazione di Modena e Comune di Modena). Abbiamo già realizzato alcuni progetti espositivi in collaborazione, fra le quali mi viene da portare a titolo di esempio la mostra “Paradise Lost”, ospitata presso i Giardini Ducali ed ancora in corso di svolgimento. Chiaramente però il centro dei nostri pensieri riguarda il completamento del progetto di recupero dell’ex Ospedale Sant’Agostino. Esso dovrà divenire il fulcro di un sistema culturale interdisciplinare, luogo di interscambio e contaminazione di saperi. All’interno di questo spazio, i Musei Universitari, con spazi dedicati alle loro collezioni, ma anche in generale ai prodotti più innovativi della ricerca di UniMORE, troveranno un luogo privilegiato per l’esposizione delle proprie eccellenze, in cui custodire la memoria del passato con uno sguardo aperto al futuro, in dialogo con un pubblico che speriamo possa essere sia modenese, sia di turisti interessati a conoscere meglio il nostro territorio e le sue ricchezze culturali.
4. Il triennio vedrà MuseOmoRE impegnato nell’interdisciplinarità, coinvolgendo Dipartimenti e centri quali DHmore e FEM. Come intendete strutturare questa integrazione per favorire contenuti scientifici e innovazione educativa?
MuseOmoRE è proprio figlio di un approccio interdisciplinare e il senso di voler percorrere il nostro percorso in uno spirito di apertura, coinvolgimento e dialogo, come ho detto in precedenza, sta proprio nel cercare di dare a tale dimensione interdisciplinare il massimo della sua rappresentatività. In questi primi mesi ho cercato di offrire una massima disponibilità al confronto con tutti gli interlocutori interessati e farò il possibile affinché questo divenga un tratto caratterizzante del mio stile di direzione. Per tutti coloro che all’interno di UniMORE vedano possibilità di collaborazione con MuseOmoRE la mia porta sarà sempre aperta e sarò felice di valutare nuovi progetti di collaborazione, che vadano nella direzione di favorire lo sviluppo della conoscenza e la sua diffusione, in particolare a favore delle nuove generazioni, in particolare se fra i fruitori di queste iniziative vi saranno i nostri studenti.
5. Nei mesi scorsi MuseOmoRE ha partecipato a eventi come “Il tempo della meraviglia” e la Notte Europea dei Musei. Guardando al futuro, come intendete rafforzare il coinvolgimento del pubblico e attrarre nuovi target, in particolare giovani e famiglie?
In questi anni è stato già fatto un fantastico lavoro nei progetti di coinvolgimento del pubblico delle scuole di Modena e provincia (e non solo), per il quale devo ringraziare i precedenti direttori, proff. Elena Corradini ed Emiro Endrighi, ma anche lo staff di MuseOmoRE che si è speso in maniera entusiastica in questo ambito. Le attività educative che MuseOmoRE svolge anche con il supporto della convenzione realizzata con il Multicentro Educativo MEMO del Comune di Modena sono a mio giudizio un fiore all’occhiello che già possiamo orgogliosamente mostrare, così come la collaborazione specifica con taluni istituti scolastici come quello con il Cattaneo-Deledda, che ha portato al progetto “Fashion al Museo”, giunto quest’anno alla sua terza edizione, o le iniziative da noi coordinate nell’ambito del progetto UniJunior. Il mio auspicio è che le progressive riaperture delle nostre strutture che attualmente sono chiuse o aperte con delle limitazioni, in parallelo con l’apertura degli spazi dedicati ai Musei Universitari all’interno del complesso di AGO, possano avvicinare nuovi pubblici, a partire da un pubblico più adulto, come dicevo prima, sia modenese, sia non-modenese, magari anche di stampo internazionale.
6. Quali innovazioni digitali (ad esempio strumenti virtuali, podcast, didattica online) daranno forma all’accessibilità e alla fruibilità di MuseOmoRE nei prossimi tre anni? Esistono già progetti pilota in cantiere?
L’apertura o la riapertura dei nuovi spazi museali richiede la massima attenzione ad individuare modalità di fruizione del patrimonio culturale che siano al passo con i tempi e in grado di attirare l’attenzione di un pubblico che, sempre più immerso nell’atmosfera “mordi e fuggi” tipica dei social media, necessita di stimoli rapidi e avvincenti per veder catturata la propria attenzione. La sfida dei musei di oggi è quella di saper raccogliere queste dinamiche con successo, senza perdere di vista la necessità di un’opera di divulgazione corretta nei contenuti e che non giunge a compromessi sulla qualità. La digitalizzazione offre molte opportunità in questo senso e a tal proposito sono molto felice che il patrimonio di MuseOmoRE sia oggetto di specifica attenzione di un progetto, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, dedicato proprio alla digitalizzazione del patrimonio culturale, denominato MORE-DALE (Digital Accessibility and LEarning), che è in capo al Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali e al quale collabora anche il centro DHmore: a proposito di quanto si diceva prima, questo è un ottimo esempio di collaborazione interna fra MuseOmoRE e altre realtà di UniMORE, che auspichiamo possa divenire un benchmark di buone pratiche collaborative all’interno della nostra istituzione.