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arrivata da adulta, con una laurea e una professione in fase di avviamento, ed è
                innegabile che lo vivo diversamente. Ma è anche vero che i docenti di Psicologia
                hanno un altro approccio per me fondamentale: forniscono un vademecum iniziale
                (una sorta di indice), utilizzano powerpoint e segnalano le parole chiave, in questo

                modo si riesce a recuperare tutto. Questo a Giurisprudenza ricordo essere stato
                fatto solo da un paio di docenti.
                Si può dire, quindi, che le mie parole d’ordine sono: “ho bisogno di ordine”, ma
                deve essere fatto da altri. Se la lezione non è così strutturata io non ci capisco
                nulla.
                Nella prima esperienza accademica mi sono sentita sola, non ho mai conosciuto
                studenti con Dislessia seppure io per prima non conoscessi le mie caratteristiche

                di apprendimento perché la diagnosi è arrivata tardivamente, ora siamo in tanti.
                Questo però nel confronto con gli altri costituiva per me, nel primo contesto, uno
                svantaggio quando facevo fatica a memorizzare e agli esami sentivo le persone, in
                corridoio in attesa di essere interrogati, parlare di argomenti che a me sembrava
                di non aver mai letto.
                Ho iniziato così ad utilizzare un’ulteriore strategia: la mnemotecnica di inventare
                delle storie per ricordare.


                Per quanto riguarda le caratteristiche psicoaffettive di una persona adulta con

                DSA, poi numerosi studi hanno evidenziato, nel tempo, mancanza di fiducia nelle
                proprie potenzialità, bassa autostima, vissuti di rabbia e frustrazione soprattutto
                rispetto alle esperienze scolastiche passate, sintomi ansiosi reattivi in particolare a
                compiti di apprendimento e a situazioni di verifica e, talvolta, una ricaduta negativa
                nelle interazioni sociali dovuta perlopiù a un’immagine negativa di sé.


                Presso l’università non ho mai incontrato difficoltà con i docenti, grazie al database

                di Ateneo è stato semplice dialogare con loro in merito alle misure compensative.
                Al contrario al liceo ho riscontrato numerose mancanze, soprattutto sull’essere
                conosciuti e sulla comprensione che di fronte alla stessa “etichetta” ci sono
                persone completamente diverse come abilità e fatiche. Altro elemento importante
                del percorso universitario è la possibilità di fare approfondimenti personali e sentire
                riconosciuta questa ricerca in sede di esame e non trovare, come invece mi è
                successo alle superiori, docenti che giudicano il tuo elaborato soltanto perché
                non usi le parole che hanno detto loro a lezione. All’università si può usare il
                ragionamento.

                Rispetto alle mie caratteristiche il mio corso di laurea costituisce un ideale perché
                ci sono prettamente esami orali ed io riesco meglio… ho qualche fatica nella scelta
                delle parole perché leggo poco, ma riesco comunque meglio rispetto allo scritto.
                Inoltre trovo che il percorso universitario ti permetta di risollevarti meglio rispetto a
                quello scolastico perché di fronte ad una bocciatura un esame può essere ridato,
                prima invece un’insufficienza costituiva uno scoglio per il quadrimestre.





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