> FocusUnimore > numero 5 – giugno 2020

Grazia Ghermandi
Delegata del Rettore alla Sostenibilità

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, adottata nel 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è un piano d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità. Basandosi sul principio di “non lasciare nessuno indietro”, l’agenda sottolinea un approccio olistico al raggiungimento di uno sviluppo sostenibile per tutti e pone ai Paesi aderenti al patto 17 obiettivi (Sustainable Development Goal, SDGs) da conseguirsi nel futuro prossimo.

I paesi sottoscrittori riconoscono che sradicare la povertà in tutte le sue forme e dimensioni è la più grande sfida globale, ma è anche requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile e pertanto assumono l’impegno di intraprendere azioni per conseguire gli SDGs entro il 2030. Lo sviluppo sostenibile richiede infatti un’etica condivisa, basata sul concetto di giustizia intergenerazionale, perché consente alla generazione attuale di soddisfare i propri bisogni senza pregiudicare il fatto che le future generazioni vedano esse stesse soddisfatte i propri bisogni.

Questo assunto è palesemente violato dal degrado ambientale, dalla bassa efficienza nell’impiego delle risorse naturali, dal prevalere delle disuguaglianze e, paradossalmente, anche dall’innovazione tecnologica se non gestita con intelligenza ed orientata al bene comune.

Alla mancanza di un’etica finalizzata allo sviluppo sostenibile spesso si supplisce con appelli emotivi e demagogici che fanno leva sulle paure e i pregiudizi: si dovrebbero invece sostenere le speranze delle persone nel senso condiviso di destino, cioè nel fatto che si operi genuinamente per la cura del loro benessere con soluzioni concrete su come migliorarlo.

E’ evidente che “sostenibilità” e “sviluppo sostenibile” sono concetti che valicano qualsiasi confine disciplinare e riguardano tutti i fondamenti, morali, sociali e culturali, dei comportamenti umani. Il raggiungimento dello sviluppo sostenibile passa attraverso scelte oneste di visione ampia, di progettazione e di altruismo, che impegnano le coscienze. 

L’esortazione apostolica di Papa Francesco (Evangelii Gaudium, 2013) è a questo riguardo straordinariamente incisiva: «… un primo principio per progredire nella costruzione di un popolo: il tempo è superiore allo spazio. Uno dei peccati che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi. Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci».  

I 17 obiettivi posti dall’Agenda 2030 sono indivisibili, bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, economico, sociale ed ambientale, e ne definiscono la visione integrata, basata su quattro pilastri: economia, società, ambiente, istituzioni. Infatti, considerando che un funzionamento efficace delle singole istituzioni può essere oggi assicurato solo entro un’equilibrata relazione fra ambiente, economia e società , è emersa la necessità di rivedere e rafforzare le strutture esistenti e di considerare quello istituzionale come il quarto pilastro dello sviluppo sostenibile.

Da queste premesse nasce il concetto di “Governance dello sviluppo sostenibile” che comprende l’analisi e la revisione sia delle strutture istituzionali che si occupano di ambiente sia di quelle che operano nelle aree economica e sociale (Il Quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile, Ministero dell’Ambiente, 2013).

La Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS), promossa dalla CRUI da luglio 2015, è la prima esperienza di coordinamento e condivisione tra tutti gli Atenei italiani impegnati sui temi della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale. Le Università aderenti sono ora 77 ed UNIMORE è fra queste.  Gli Atenei della RUS hanno assunto l’impegno ad orientare le proprie attività istituzionali verso gli obiettivi di sostenibilità integrata.

Finalità della RUS è diffondere cultura e buone pratiche di sostenibilità, anche all’esterno degli Atenei, mettendo in comune competenze ed esperienze.

La RUS si pone come modello verso altri settori della Pubblica Amministrazione, dell’istruzione e del territorio in generale, incentivando lo sviluppo di collaborazioni tra università e città, diffondendo innovazione sociale e fornendo stimoli culturali per l’intero sistema paese, anche per rafforzare la riconoscibilità ed il valore dell’esperienza italiana a livello internazionale.

Gli Atenei della RUS promuovono gli SDGs e si impegnano a contribuire al loro raggiungimento, creando una comunità che sappia pianificare strategie orientate alla sostenibilità e sviluppare una dimensione educativa transdisciplinare, al fine di contribuire a far crescere la cultura dello sviluppo sostenibile.

È una sfida stimolante ma anche una grandissima responsabilità che la comunità di UNIMORE ha raccolto e vuole perseguire con determinazione riconoscendo che questo è il “testimone” che abbiamo il dovere di consegnare alle nostre studentesse e ai nostri studenti.

Grazia Ghermandi
Delegata del Rettore alla Sostenibilità

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