FocusUnimore > numero 40 – ottobre 2023

OPEN ACCESS OBLIGATIONS IN MAJOR FUNDING CALLS AT INTERNATIONAL, EUROPEAN AND ITALIAN LEVEL
Within the great cultural movement that goes by the name of Open Science, the theme of Open Access (OA) plays a prominent role. In fact, the scientific community has highlighted the need to guarantee free and open online access to scientific information, with a view to equity, progress and dissemination of knowledge. The Plan S initiative, launched in 2018 by cOAlition S, an informal, international consortium of entities funding or conducting research, stipulates that all scientific publications on research results funded by public or private funds allocated by national, regional and international research councils and other funding bodies must be published in OA journals or platforms, or made immediately available through OA repositories without embargo. This article explains the European and Italian situation with respect to Open Access with a brief reference to IRIS UNIMORE on green OA. There are some substantial differences between the Italian and international realities, but there is an increasing focus on open access to the results of scientific research, for the benefit of science, the international scientific community and all citizens.

Nell’ambito del grande movimento culturale che va sotto il nome di Open Science, un ruolo di primo piano è occupato dal tema dell’Open Access (OA), ossia il libero accesso alle pubblicazioni e agli altri esiti della ricerca scientifica.

Sono passati più di vent’anni da quando, con le Dichiarazioni di Budapest (2002) e Berlino (2003) la comunità scientifica ha evidenziato la necessità di garantire l’accesso libero e gratuito online all’informazione scientifica, in un’ottica di equità, progresso e disseminazione di saperi. Tuttavia, solo quando, oltre dieci anni dopo, le istanze OA sono state fatte proprie da parte dei più importanti enti finanziatori della ricerca a livello nazionale e internazionale, il principio dell’accesso aperto si è (in parte) realizzato. È, infatti, sempre più diffusa nei bandi di finanziamento della ricerca, almeno in quelli competitivi, la specifica richiesta che le pubblicazioni frutto dei progetti finanziati siano open access, a fronte, in caso contrario, di una riduzione del finanziamento concesso.

Ormai celebre è l’iniziativa Plan S, avviata nel 2018 dalla cOAlition S, un consorzio informale e internazionale di enti che finanziano o conducono attività di ricerca[1]. Plan S prevede che “a partire dal 2021, tutte le pubblicazioni scientifiche sui risultati di ricerche finanziate da fondi pubblici o privati stanziati da consigli di ricerca nazionali, regionali e internazionali e da altri enti finanziatori debbano essere pubblicate su riviste o piattaforme OA, o rese immediatamente disponibili attraverso repository OA senza embargo”[2]. Non solo: il primo dei dieci principi di Plan S prevede che gli autori e le loro istituzioni mantengano i diritti sulle proprie pubblicazioni (rights retention strategy), che dovrebbero essere rilasciate con licenza aperta, preferibilmente Creative Commons Attribution (CC BY), che prevede il solo obbligo per terzi della corretta attribuzione dell’autorialità. Plan S specifica, inoltre, quali sono le vie OA percorribili e gli eventuali relativi costi rimborsabili. Se, da un lato, sono ovviamente permesse le vie diamond (pubblicazione OA gratuita) e gold (pubblicazione OA a pagamento su riviste i cui contenuti sono esclusivamente open access), non sono rimborsati i costi sostenuti per la pubblicazione su riviste ibride (hybrid OA), vale a dire su quelle riviste che prevedono sia la sottoscrizione di un abbonamento per accedere ai contenuti, sia un eventuale pagamento per l’applicazione dell’opzione OA a singoli articoli. Con un’eccezione: nel caso in cui il contratto sottoscritto con la rivista sia di tipo “trasformativo”, temporaneo e transitorio, e solo fino a fine 2024, anche i costi di pubblicazione OA su rivista ibrida possono essere coperti dal budget del progetto. È sempre suggerito, inoltre, percorrere la strada del green OA, che prevede l’autoarchiviazione su un repository ad accesso aperto (come è, ad esempio, IRIS UNIMORE) della pubblicazione stessa (quando OA) o del manoscritto accettato per la pubblicazione (in questo caso con il cosiddetto embargo zero, cioè immediatamente all’atto della pubblicazione).

Per l’Europa, la Commissione Europea (CE), che ha contribuito al lancio della citata cOAlition S, si è espressa prima nel 2012 poi nel 2018 con due raccomandazioni agli Stati membri in materia di accesso e preservazione della conoscenza scientifica. Negli anni, la CE ha stabilito precisi e sempre più stringenti mandati in materia di OA per tutte le ricerche finanziate attraverso i suoi programmi quadro.

Il primo in cui è stato sperimentato l’obbligo OA, limitatamente ai progetti in specifiche aree scientifiche e solo in modalità green, è stato il Settimo Programma Quadro (FP7). L’obbligo è poi stato esteso a tutti i progetti finanziati nell’ambito di Horizon 2020, con la possibilità di embargo di 6 e 12 mesi (rispettivamente in ambito STEM e SSH) e, infine, nell’attuale Horizon Europe (HE), in cui anche la possibilità di embargo è stata eliminata. HE prevede, infatti, che per tutte le pubblicazioni scientifiche peer reviewed scaturite dai progetti finanziati sia garantito l’accesso aperto immediatamente all’atto della pubblicazione. In questo caso, tutte le vie OA sono percorribili per adempiere all’obbligo, ma solo i costi relativi al gold OA sono ammissibili, mentre sono esclusi quelli per l’hybrid OA. In ogni caso, quale che sia la via di pubblicazione scelta, è sempre obbligatorio fare green OA su un repository. Seppure questa pratica possa sembrare ridondante, in realtà costituisce una fondamentale prassi a tutela del libero accesso alla conoscenza, per assicurare la disponibilità in perpetuo degli esiti della ricerca anche a seguito di eventuali problemi legati alle singole riviste. Per adempiere al mandato previsto da Horizon Europe, gli autori devono mantenere “sufficienti” diritti sulle pubblicazioni, che devono essere rilasciate con licenza CC BY o equivalente, secondo la rights retention strategy propugnata, come detto, anche dalla cOAlition S.

A livello italiano, infine, è nell’ambito del Programma Nazionale per la Ricerca (PNR) 2021-27 e in particolare con la stesura del Piano Nazionale per la Scienza Aperta che vengono finalmente poste “le basi per la piena attuazione della scienza aperta in Italia”[3].

Sul fronte OA, già la legge 112/2013 stabiliva la necessità di adottare le misure necessarie per la promozione dell’accesso aperto ai risultati della ricerca finanziata con fondi pubblici per almeno il 50%, prevedendo per quelli l’obbligo di pubblicazione in open access. Tale obbligo è stato, poi, ripreso dai bandi PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale) del Ministero dell’Università e della Ricerca italiano (MUR). In particolare, il bando PRIN 2022, in analogia con i due precedenti 2015 e 2017, prevede che sia garantito l’accesso gratuito e online ai risultati ottenuti e ai contenuti delle ricerche oggetto di pubblicazioni scientifiche peer reviewed nell’ambito del progetto finanziato, secondo quanto previsto proprio dalla legge 112/2013. A differenza, però, di quanto previsto dalla CE e dalla cOAlition S nei rispettivi programmi, il MUR con il bando PRIN accetta tutte le modalità di pubblicazione open access (richiedendo come minimo quella green), e ne rimborsa i costi indiscriminatamente, anche quelli per l’hybrid OA. Un’ulteriore differenza rispetto a quanto previsto in ambito sovranazionale riguarda le tempistiche entro cui garantire l’accesso aperto alle pubblicazioni: mentre in HE e Plan S si parla di embargo zero, il bando PRIN, rifacendosi alla legge 112/2013, prevede un embargo massimo di 18 mesi per le aree STEM, e di 24 mesi per le SSH.

In conclusione, se da un lato è opportuno rilevare come sussistano ancora alcune sostanziali differenze tra la realtà italiana e quella internazionale (quest’ultima ormai allineata ai principi delle sopra citate Dichiarazioni di Budapest e di Berlino), dall’altro lato è importante sottolineare come a tutti i livelli si assista ad una sempre maggiore attenzione verso l’accesso aperto ai risultati della ricerca scientifica, per il bene della scienza stessa, della comunità scientifica internazionale e di tutti i cittadini e le cittadine.

La via è stata tracciata, non rimane che percorrerla con sempre maggiore convinzione.


[1] https://www.coalition-s.org/governance/

[2] https://www.coalition-s.org/addendum-to-the-coalition-s-guidance-on-the-implementation-of-plan-s/principles-and-implementation/

[3] https://www.mur.gov.it/sites/default/files/2022-06/Piano_Nazionale_per_la_Scienza_Aperta.pdf


Gli obblighi di open access nei principali bandi di finanziamento a livello internazionale, europeo e italiano