FocusUnimore > numero 41 – novembre 2023

DISMI maps its environmental impact                                                               
The Department of Engineering Sciences and Methods (DISMI) will commemorate its 25th anniversary at venue networks also for the first mapping of its environmental impact. The promotion and implementation of practices that contribute to the achievement of the 2030 Agenda goals for sustainable development is part of the 2020-2025 Strategic Plan of Unimore and also of DISMI, which, being an educational service involving students, teachers and university staff, inevitably produces – like all institutions – forms of “environmental damage”. In charge of the “mapping” of Unimore’s educational services is the LCA Working Group research group, which develops the LCA – Life Cycle Assessment methodology.The working group developed for the first time the PCR (Product Category Rule), i.e. the rules and guidelines that must necessarily be followed to obtain the EPD (Environmental Product Declaration) environmental certification of any educational service.

Il DISMI – Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria ricorderà il suo 25° anniversario a reti di sedi anche per la prima mappatura del suo impatto ambientale.

La promozione e l’implementazione di pratiche che mirino a contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile rientra nel Piano strategico 2020-2025 di Unimore ed anche del DISMI che, essendo un servizio educativo che coinvolge studenti, docenti e personale universitario, produce inevitabilmente – come tutte le istituzioni – forme di “danno ambientale”.

A seguire la “mappatura” dei servizi educativi di Unimore è il gruppo di ricerca LCA Working Group, che sviluppa la metodologia LCA – Life Cycle Assessment di cui fanno parte oltre alla Prof.ssa Anna Maria Ferrari e al Prof. Roberto Rosa anche gli Ing. Paolo Neri e Lucrezia Volpi.

Il gruppo di lavoro ha sviluppato per la prima volta le PCR (Product Category Rule) ovvero le regole e le linee guida che dovranno necessariamente essere seguite per ottenere la certificazione ambientale EPD (Environmental Product Declaration) di un qualsiasi servizio educativo.

In particolare, sono state sviluppate le PCR per i codici CPC (Central Product Classification) previsti dalla Divisione di Statistica delle Nazioni Unite e relativi ai servizi “Education services” e “First stage tertiary education services”.

Nella definizione dei criteri di valutazione ambientale, sono stati considerati i docenti che trasferiscono conoscenza, gli strumenti necessari che favoriscono l’apprendimento, gli utenti che beneficiano di tali servizi, così come si è tenuto conto del luogo nel quale viene fornito il servizio, dell’energia necessaria per illuminare, riscaldare e raffreddare gli ambienti. Del servizio educativo fanno parte anche i servizi igienici e il consumo di acqua ad essi relativo. Gli edifici devono essere soggetti a periodica manutenzione e pulizia con la conseguente raccolta dei rifiuti come pure l’area circostante deve essere curata e pulita per mantenerne le caratteristiche. Tra gli edifici necessari alla fornitura del servizio vengono contemplati anche la biblioteca e i laboratori didattici. Affinché il servizio possa essere fornito sono necessari operatori che ne seguano gli aspetti amministrativi. Gli insegnanti, gli studenti e il personale amministrativo devono raggiungere il posto di lavoro con mezzi privati o collettivi. Il servizio deve comprendere anche l’alimentazione di studenti, insegnanti e personale; pertanto, se la mensa è presente all’interno dello stesso luogo in cui viene erogato l’insegnamento, essa viene considerata come facente parte del servizio. Qualora non fosse presente, dovrebbe essere considerato il consumo di prodotti dei distributori automatici e di pasti portati da casa.

L’inclusione di questi ultimi aspetti nelle PCR e di conseguenza nello studio LCA – afferma la Prof.ssa Anna Maria Ferrari del Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria – deriva anche dai risultati pubblicati recentemente su riviste scientifiche internazionali relativi a uno studio LCA riferito all’Università dei Paesi Baschi: siffatti risultati hanno evidenziato come il contributo dei pasti e dei rifiuti sia significativo per talune categorie di impatto e pertanto non trascurabile. Per entrambe le PCR sviluppate si è considerato che il servizio venga fornito durante un anno scolastico o accademico, mentre l’unità funzionale scelta è il prodotto tra il numero totale di studenti a cui il servizio oggetto di studio è garantito e il numero totale di ore annuali caratterizzanti quel determinato servizio educativo”.

I risultati dovranno necessariamente essere riferiti a un singolo studente che riceve una singola ora di didattica. In questo modo – spiega il Prof. Roberto Rosa del Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria – si renderà il confronto equo anche tra servizi educativi diversi (a parità di grado di formazione) e caratterizzati da numerosità differenti. Auspichiamo che le PCR proposte raccolgano un largo seguito, in modo che tutti gli enti di formazione possano adottare questo protocollo per quantificare in maniera oggettiva i propri impatti ambientali: in tale maniera si potrà contribuire effettivamente allo sviluppo sostenibile del sistema scolastico primario, secondario e terziario del nostro paese”.

Il DISMI mappa il suo impatto ambientale