> FocusUnimore > numero 53 – dicembre 2024
Secularism as a founding value of the European Union and labour relations.
The Modena Charter of Good Practices for Respect of Religious Freedom in the Workplace.
Unimore’s Observatory on Religious Freedom in the Jurisprudence of the European Court of Human Rights (ORFECT), led by Professor Vincenzo Pacillo, promotes research on religious freedom, law, and politics in secular societies. A recent initiative, the Modena Charter of Best Practices for the Respect of Freedom of Religion in the Workplace, provides practical guidelines for companies to ensure religious freedom, addressing issues such as the use of religious symbols and the management of religious holidays. The Charter not only helps companies comply with laws but also supports the integration of religious diversity as a strategic value, enhancing employee wellbeing and reducing legal disputes. With the introduction of the Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), which requires companies to report on their social impact, the Charter helps demonstrate commitment to religious inclusion. It also aligns with the Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), ensuring respect for religious diversity across the supply chain. In short, the Modena Charter represents a step towards more inclusive companies, promoting a culture of mutual respect and trust, while complementing the existing Italian legal framework with practical guidelines for the implementation of religious rights in the workplace.
La Carta di Modena delle buone prassi per il rispetto della libertà di religione nei luoghi di lavoro.
La laicità come valore fondante dell’Unione Europea e la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo è un diritto importante per chiunque valorizzi l’innata capacità che tutti gli esseri umani hanno di pensare e agire per se stessi.
È da questo concetto che in Unimore è nato l’Osservatorio sulla libertà religiosa nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo –ORFECT, diretto dal Prof. Vincenzo Pacillo.
ORFECT è sia un centro di ricerca interdipartimentale di Unimore, sia una rete internazionale di oltre 40 studiosi che collaborano tra i Dipartimenti di Giurisprudenza, Istruzione e Studi culturali. Il centro mira a promuovere la ricerca interdisciplinare sulla libertà di religione e credo con particolare attenzione alle società secolari e all’intersezione tra religione, diritto e politica. L’obiettivo principale di ORFECT è analizzare le decisioni della Corte Europea Diritti dell’Uomo che hanno un impatto sulla libertà di religione e credo proponendo soluzioni e raccomandazioni.
Un’opera recente, presentata ad ottobre 2024, che ha visto coinvolti gli studiosi del centro, in particolare il Prof. Vincenzo Pacillo e la Dott.ssa Basira Hussen, è la Carta di Modena delle buone prassi per il rispetto della libertà di religione e di convinzione nei luoghi di lavoro.
La Carta si pone come una risposta concreta e innovativa alla crescente necessità di garantire la libertà religiosa sul posto di lavoro, un aspetto sempre più centrale nelle moderne politiche aziendali.
“Viviamo in un’epoca – afferma il Prof.Vincenzo Pacillo – in cui il concetto di responsabilità sociale d’impresa non si limita più all’impegno ambientale o alla sicurezza dei lavoratori, ma si estende anche alla salvaguardia dei diritti umani e alla valorizzazione della diversità culturale e religiosa. La Carta di Modena, in questo senso, non è solo un documento di principi, ma un vero e proprio strumento operativo. Fornisce linee guida precise su come le aziende possano integrare il principio di non discriminazione e la tutela delle convinzioni religiose in prassi quotidiane, migliorando così il benessere dei dipendenti e la coesione aziendale. Pensiamo, ad esempio, a questioni pratiche come l’uso di simboli religiosi, la gestione di turni per festività, o la predisposizione di spazi per la preghiera: la carta offre risposte chiare, rendendo più uniforme e agevole l’applicazione dei diritti religiosi, spesso difficile da garantire nel concreto”.
Ma il valore della Carta va oltre la semplificazione operativa. Essa rappresenta per le aziende una leva strategica di inclusione e prevenzione, capace di ridurre sensibilmente i rischi di incomprensioni e contenziosi legali. In un ambiente di lavoro in cui le esigenze religiose sono comprese e rispettate, si alimenta una cultura aziendale di fiducia reciproca e rispetto. Non si tratta solo di evitare sanzioni o di adempiere a obblighi di legge, ma di contribuire attivamente alla costruzione di un’azienda più aperta e competitiva, capace di attrarre talenti da background diversificati.
Con la Direttiva CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive, che richiede alle grandi aziende di rendicontare annualmente l’impatto sociale delle proprie attività, la Carta di Modena fornisce un aiuto concreto: le aziende possono dimostrare l’adozione di prassi inclusive, rendendo visibile il loro impegno per la libertà religiosa nei bilanci di sostenibilità. Inoltre, in ottica di doppia materialità – principio della CSRD che valuta l’impatto delle politiche aziendali dentro e fuori l’organizzazione – la Carta permette di illustrare come le politiche di inclusione religiosa generino benefici sia per i lavoratori sia per la reputazione dell’azienda.
La Carta di Modena supporta anche le disposizioni della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) che estende la responsabilità delle imprese lungo tutta la filiera. Attraverso linee guida chiare, la Carta consente alle aziende di monitorare che anche i propri fornitori rispettino la diversità religiosa, implementando programmi di formazione e intervento qualora emergano criticità.
“In un mercato sempre più esigente – afferma la Dott.ssa Basira Hussen di Unimore– questo tipo di impegno è fondamentale per garantire la sostenibilità e l’eticità dell’intera catena di fornitura. In definitiva, adottare la Carta di Modena significa fare della propria azienda un esempio di leadership etica e di innovazione sociale. Non solo una conformità alla legge, ma un passo in avanti verso un futuro aziendale in cui il rispetto delle identità religiose diventi una risorsa, capace di arricchire il capitale umano e di consolidare rapporti di fiducia con tutti gli stakeholder”.
Diventa rilevante comprendere dunque come si pone il sistema giuridico italiano in materia.
“Il sistema giuridico italiano – concludono il Prof. Vincenzo Pacillo e la Dott.ssa Basia Hussen – offre una solida protezione contro la discriminazione religiosa sul posto di lavoro, garantendo ai lavoratori il diritto di praticare la loro fede, a patto che ciò non interferisca con le esigenze dell’impresa o con diritti di terzi. Il quadro normativo attuale mira a bilanciare il diritto alla libertà religiosa con le esigenze organizzative e produttive del datore di lavoro, cercando soluzioni equilibrate in casi di conflitto. Creare una carta delle buone prassi per la tutela della libertà religiosa sul luogo di lavoro risponde all’esigenza di integrare il quadro normativo esistente con linee guida operative che rendano più efficace e concreta l’applicazione dei principi di non discriminazione e tutela delle convinzioni religiose. Nonostante la legislazione italiana offra già una protezione adeguata, vi sono diversi motivi che giustificano l’introduzione di una carta delle buone prassi”.
Carta delle buone prassi per il rispetto della libertà di Religione e di convinzione nei luoghi di lavoro: il decalogo
1) Riconoscimento della Diversità Religiosa e Culturale
I datori di lavoro si impegnano a riconoscere la pluralità di appartenenze religiose, ideologiche e culturali dei lavoratori, promuovendo un ambiente inclusivo e rispettoso delle differenze. La diversità viene considerata un valore aggiunto che arricchisce l’ambiente lavorativo.
2) Prevenzione della Discriminazione Religiosa
È vietata qualsiasi forma di discriminazione diretta o indiretta basata su convinzioni religiose. Ciò include le discriminazioni legate all’abbigliamento, all’osservanza delle festività religiose e all’organizzazione degli spazi per la pratica religiosa.
3) Accomodamenti Ragionevoli
I datori di lavoro si impegnano a fornire accomodamenti ragionevoli per le esigenze religiose, come pause per la preghiera, rispetto delle festività religiose e regolazioni di orari lavorativi per il digiuno o altri obblighi religiosi, senza compromettere la libertà di coscienza, la produttività o il benessere degli altri dipendenti.
4) Contrattazione Collettiva
La contrattazione collettiva include espliciti riferimenti alla protezione della libertà di religione e di culto, garantendo che i diritti dei lavoratori in materia religiosa – ivi compresa la libertà di non professare una religione e di non essere costretti a partecipare ad atti di culto – siano efficacemente tutelati.
5) Gestione della Diversità
Le imprese, soprattutto quelle di grandi dimensioni, si impegnano ad adottare programmi di diversity management, includendo specifiche politiche per la gestione della diversità religiosa. Tali programmi mirano a sensibilizzare tutti i lavoratori su tematiche religiose e culturali, attraverso corsi di formazione e workshop.
6) Cibo e Ristorazione
Le mense aziendali si impegnano a offrire opzioni alimentari conformi alle prescrizioni religiose dei lavoratori, garantendo la possibilità di seguire diete specifiche come quelle kosher o halal, ove necessario.
7) Simboli Religiosi e Abbigliamento
I lavoratori sono liberi di indossare simboli o indumenti legati alla loro fede religiosa, come veli o croci, purché non interferiscano con le norme di sicurezza e igiene del luogo di lavoro e con inderogabili esigenze aziendali. Ogni limitazione è giustificata e proporzionata alle esigenze operative.
8) Festività Religiose
Le aziende si impegnano ad essere flessibili riguardo alle festività religiose, consentendo ai lavoratori di praticare il culto e partecipare a celebrazioni religiose. È raccomandato prevedere giornate di permesso specifiche o permettere scambi di turni con altri lavoratori.
9) Spazi di Preghiera
I datori di lavoro si impegnano a creare spazi neutri dedicati alla preghiera e alla meditazione, dimostrando attenzione alle esigenze spirituali dei lavoratori. Questi spazi devono essere accessibili e utilizzabili da tutti i dipendenti, indipendentemente dalla loro fede o convinzione religiosa, garantendo un ambiente di rispetto e inclusività per tutte le confessioni e per tutte le convinzioni.
10) Monitoraggio e Revisione
I datori di lavoro si impegnano a monitorare costantemente l’applicazione delle politiche di inclusione religiosa e ad aggiornare periodicamente la carta delle buone prassi, tenendo conto dei feedback dei lavoratori e delle evoluzioni normative e sociali.