> FocusUnimore > numero 34 – marzo 2023

The new frontiers of teaching
Interviewing Sophie Soury-Lavergne, guest of Unimore
The article contains an interesting dialogue with Sophie Soury-Lavergne, maître de conference at the University of Grenoble Alpes in France, where she holds teaching and research positions and organises various teaching-related activities. She also teaches at the Institut National Supérieur du Professorat et de l’Éducation (INSPE), which coordinates the training of future pre-school, primary and secondary school teachers but is also responsible for the training of educational figures in French schools called conseillers d’éducation.  She is a member of the Sciences et Société, Historicité, Education et Pratiques (S2HEP) research laboratory at the University of Lyon. Until 2022, it belonged to the Institut Français de l’Éducation, the pedagogical research centre of the Ecole Normale Supérieure in Lyon. A guest of Unimore these weeks as part of her sabbatical year, in the following interview she explains, in the light of her experience, what are the new frontiers of university teaching and beyond. The interview inaugurates a space for discussion that FocusUnimore intends to develop with a particular focus on scholars doing research at Unimore.

Sophie Soury-Lavergne è maître de conference all’Università di Grenoble Alpes in Francia, dove ha incarichi di insegnamento, di ricerca e di organizzazione di varie attività connesse alla didattica.

Insegna anche all’Institut National Supérieur du Professorat et de l’Éducation (INSPE), che coordina la formazione dei futuri insegnanti di scuola dell’infanzia, primaria e secondaria ma si occupa anche della formazione delle figure educative presenti nelle scuole francesi chiamate conseillers d’éducation.

Fa parte del Laboratorio di ricerca Sciences et Société, Historicité, Education et Pratiques (S2HEP) (https://s2hep.univ-lyon1.fr/ ) dell’Università di Lione. Fino al 2022 afferiva all’Institut Français de l’Éducation, Centro di ricerca pedagogica dell’Ecole Normale Supérieure di Lione.

Ospite di Unimore in queste settimane nell’ambito del suo anno sabbatico, nell’intervista che segue spiega, alla luce della sua esperienza, quali sono le nuove frontiere della didattica universitaria e non solo.

Questo dialogo inaugura uno spazio di confronto che FocusUnimore intende sviluppare con particolare attenzione agli studiosi e alle studiose che svolgono un periodo di ricerca presso Unimore.

In cosa consiste la tua attività didattica?

Insegno quasi esclusivamente didattica della matematica ai futuri insegnanti del primo ciclo (n.d.t. scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado) e della scuola secondaria di secondo grado.

I miei corsi riguardano temi legati all’insegnamento e all’apprendimento della matematica, come ad esempio i numeri e la loro scrittura, il calcolo, la misura delle grandezze o la geometria, e mettono l’accento sulla risoluzione dei problemi come motore dell’apprendimento.

La mia attività didattica comprende non solo insegnare in corsi universitari, ma anche seguire gli studenti universitari, cioè gli insegnanti in formazione, nelle scuole (dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado) dove mi reco a far loro visita quando insegnano.

Infine, un’attività centrale nella formazione degli insegnanti è l’introduzione alla ricerca, attraverso la realizzazione di una metodologia specifica (stato dell’arte, problematica, sperimentazione e analisi), che porta alla stesura della tesi e si conclude con la discussione.

Fin dall’inizio della mia carriera, ho avuto l’opportunità di seguire molti futuri insegnanti nel percorso che ha portato alla stesura e discussione della tesi di laurea. Gli ultimi argomenti trattati, ad esempio, facevano parte del tema relativo alla “manipolazione in matematica”, che è in linea con il mio lavoro di ricerca.

Quale è il tuo ambito di ricerca?

La mia ricerca riguarda la didattica della matematica e affronta questioni relative all’introduzione e all’uso del digitale in educazione, nonché agli ambienti informatici per l’apprendimento umano.

Siffatte questioni sono relative a tre filoni di ricerca: l’articolazione del “tangibile” e del digitale nell’apprendimento e nell’insegnamento della matematica; l’uso dei software di geometria dinamica; i processi di progettazione e appropriazione delle risorse nello sviluppo professionale degli insegnanti.

Attualmente sono in una fase di transizione tra due laboratori di ricerca. Sono membro del Laboratorio S2HEP che si interessa della circolazione delle conoscenze e delle tecniche scientifiche nella società, con approcci didattici, storici e filosofici. Entrerò però presto a far parte dell’équipe di didattica delle scienze MeTAH – Models and Techniques for Human Learning presso il Laboratorio di Informatica di Grenoble.

Il mio lavoro intende studiare come progettare situazioni di apprendimento per la matematica che sfruttino gli oggetti e le manipolazioni nel mondo reale associati all’uso di un ambiente informatico. Una volta progettate tali situazioni, è necessario caratterizzare le conoscenze matematiche che gli studenti e le studentesse possono costruire e anche il modo in cui gli insegnanti si appropriano di tali sistemi complessi di strumenti e di risorse.

Una caratteristica del mio metodo di ricerca è quella di coinvolgere gli insegnanti a tutti i livelli e di puntare alla produzione di strumenti per l’uso in classe.

Alcuni esempi di progetti che hanno coinvolto molti insegnanti sono, ad esempio, il gioco Chiffroscope (https://chiffroscope.blogs.laclasse.com/ ) per l’apprendimento dei numeri e l’assistente Smart Enseigno (www.smartenseigno.fr), un assistente didattico basato sull’intelligenza artificiale.

Perché hai scelto di venire in Unimore? Eri mai stata prima in Unimore? Se sì, quando e in che veste?

Collaboro da diversi anni con Michela Maschietto del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane, responsabile del Laboratorio di macchine matematiche (www.mmlab.unimore.it).

Abbiamo portato avanti insieme alcuni progetti molto belli sulle tecnologie per la didattica della matematica, in particolare sulla pascalina Zero+1, una piccola macchina aritmetica a voi ben nota.

Abbiamo pubblicato diversi articoli scientifici come coautrici per presentare la nostra idea di duo di artefatti. Il duo di artefatti ci permette di studiare il coordinamento di diverse risorse utilizzate dagli insegnanti in situazioni di apprendimento (ad esempio, un articolo in ZDM – Mathematics Education https://link.springer.com/article/10.1007/s11858-013-0533-3  o in Bricks, http://www.rivistabricks.it/wp-content/uploads/2017/08/16_Maschietto.pdf ).

Si tratta di una storia di scambio professionale iniziata in Francia già nel 2008, quando Michela Maschietto è stata ospite dell’Institut National de Recherche Pédagogique come visiting professor.

Questa collaborazione ha portato alla mia prima visita a Unimore come visiting professor nel 2012. 

In occasione del mio congedo sabbatico nel 2023, mi è venuta voglia di tornare a Modena per avviare una nuova fase di collaborazione. Ho presentato così la mia candidatura a Erasmus+ ed è stata accettata. È quindi l’Europa a finanziare il mio soggiorno.

Quale è il tuo programma d’attività durante il soggiorno in Unimore?

Interverrò all’Unimore per svolgere alcune lezioni nell’insegnamento di Didattica della matematica e relativo laboratorio indirizzati ai futuri insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria, (n.d.t. del corso di laurea magistrale in Scienze della Formazione Primaria presso il Dipartimento di Educazione e Scienze Umane).

Le lezioni si concentreranno sui software di geometria dinamica, con la distinzione tra costruzione morbida e robusta e la nozione di genesi strumentale, e sullo sviluppo delle conoscenze spaziali e geometriche.

Ci sarà anche un incontro all’interno di un laboratorio, sempre di Didattica della matematica, sulla notazione posizionale decimale, cioè sul modo di scrivere i numeri con le cifre, e sulla relazione con l’apprendimento dei numeri interi e decimali. Su questo tema, sarebbe interessante rilevare le concezioni di alunni e alunne e pensare alle situazioni didattiche che permettono a tali concezioni di evolvere.

Per quanto riguarda la parte di ricerca, desidero continuare a sviluppare l’articolazione del tangibile e del digitale nello specifico nella didattica della matematica, basandomi anche sulle macchine matematiche e sulle solide competenze di Unimore. Ritengo che la grande sfida sia pensare all’evoluzione delle tecnologie tangibili e digitali in educazione per progettare le situazioni e gli strumenti di cui le scuole hanno bisogno.

Avevi già svolto soggiorni di ricerca in altre università, italiane e/o straniere?

Sì, essere un insegnante-ricercatore permette di visitare e lavorare con colleghi e colleghe di tutto il mondo.

Nel corso degli anni duemila ho fatto alcuni brevi soggiorni in Italia lavorando su progetti specifici: ad esempio all’Università di Pisa con Maria Alessandra Mariotti, o all’Università di Torino con Ferdinando Arzarello.

Ho lavorato e soggiornato anche in Argentina. Ma i soggiorni più recenti sono stati in Cina, presso l’East China Normal University nel 2017 e nel 2019 per svolgere lezioni a studenti che si preparavano a frequentare un corso di dottorato in Francia. Ogni volta i corsi erano in inglese, naturalmente.

Con riferimento ai tempi più recenti, sono appena tornata dal Quebec, dove sto avviando collaborazioni con Philippe Richard dell’Università di Montréal e Fabienne Venant dell’Università del Québec a Montréal.

Quali collaborazioni si potrebbero sviluppare/rafforzare con Unimore?

Le questioni educative sono centrali per lo sviluppo della nostra società e per affrontare le sfide che ci aspettano. Per questo motivo, potrebbe essere possibile avviare una partnership tra Unimore e Università di Grenoble, basata sul progetto PEGASE (Pôles pilotes de formation des enseignants et de recherche pour l’éducation, https://www.polepilote-pegase.fr/). Si tratta di un ambizioso progetto decennale dell’Università di Grenoble, che ha l’obiettivo di trasformare le pratiche didattiche, dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado, per rafforzare l’apprendimento dei saperi fondamentali e contribuire a ridurre le disuguaglianze sociali, territoriali e cognitive. L’idea è quella di creare un ecosistema che associ i centri di ricerca e le istituzioni educative, nonché l’intera comunità degli insegnanti. Questo ecosistema è collaborativo, distribuito e aperto. Esso pone l’approccio evidence-based education al centro della formazione iniziale e continua degli/delle insegnanti, per favorire il loro sviluppo professionale basandosi sui risultati della ricerca.

Nell’ambito del polo PEGASE all’Università di Grenoble, sono coinvolta in un progetto di progettazione e sperimentazione di una sequenza didattica per la retta numerica nella scuola primaria.

La vostra università ha collaborazioni strutturate con università italiane, e in particolare con Unimore?

Nel mio campo di ricerca, la didattica della matematica, non esiste un accordo di collaborazione che io conosca, ma spetta a noi avviarlo.  L’Università di Grenoble è molto grande (59.000 studenti, 10.400 dipendenti dell’UGA), quindi non conosco tutte le collaborazioni esistenti, ma certamente sostiene fortemente i partenariati internazionali. Più in particolare, vi è un accordo Eramus+ attivo con il vostro Dipartimento di studi linguistici e culturali:

https://international.univ-grenoble-alpes.fr/partenariats/reseaux-internationaux/erasmus-un-programme-d-exception-775376.kjsp?RH=1602246924112

https://uga.moveonfr.com/publisher/details/4/5770/fra

Le nuove frontiere della didattica. Intervista a Sophie Soury-Lavergne, ospite di Unimore