> FocusUnimore > numero 33 – febbraio 2023

The circular economy of renewables
The ecological transition is at the heart of the UN Agenda 2030. Faced with this major challenge, Italy is making great strides to disseminate green and sustainable energy and to create systems for producing, self-consuming and sharing energy through Renewable Energy Communities – RECs. Energy communities stimulate the emergence of new socio-economic models characterised by circularity and even private citizens from being consumers can become producers of clean, circular energy and contribute primarily to environmental improvement by decreasing the use of fossil fuels, thus contributing to zero CO2 emissions and no pollutants. Italy is trying to create
mechanisms to encourage and promote the installation of photovoltaic panels. In fact, while wind turbines or hydroelectric power plants represent interventions and investments that are necessarily the responsibility of the state or large companies, solar panels can instead represent a widespread solution that every single family or community can try to implement within their own living environment. The individual citizen can thus be part of a community whose reference point is a sustainable and socially cohesive ecosystem. For a little over a year and in an attempt to make its contribution in this important phase of ecological transition, Unimore has activated a course in New Photovoltaic Technologies, which has shown great interest among students, and with some of them thesis paths have been undertaken in which the configuration and possible development of energy communities are explored in particular.

La transizione ecologica è al centro della Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Davanti a questa sfida, importante per garantire uno sviluppo sostenibile, l’Italia sta facendo importanti passi per la diffusione di energie verdi e sostenibili e per creare sistemi di produzione, autoconsumo e condivisione dell’energia tramite le Comunità Energetiche Rinnovabili – CER.

Queste comunità, definite ed introdotte nella legge 8 del 2020, sono associazioni composte da enti pubblici locali, aziende, attività commerciali o cittadini privati, che scelgono di dotarsi di infrastrutture per la produzione di energia da fonti rinnovabili e l’autoconsumo attraverso un modello basato sulla condivisione. Le comunità energetiche incentivano la nascita di nuovi modelli socioeconomici caratterizzati dalla circolarità, infatti, i soggetti coinvolti sono impegnati nelle diverse fasi di produzione, consumo e scambio dell’energia, secondo i principi di responsabilità ambientale, sociale ed economica.

Così anche i privati cittadini da consumatori possono diventare dei produttori di energia pulita e circolare e contribuire in primis al miglioramento ambientale diminuendo l’uso di fonti fossili e di conseguenza contribuendo ad una emissione di CO2 pari a zero e senza inquinanti.

Negli ultimi 15 anni le fonti rinnovabili hanno raddoppiato la loro capacità di produzione di energia primaria, ma nonostante questo, oggi, rappresentano circa solo il 25% del fabbisogno energetico totale, e questo pur considerando tutte le fonti di energia rinnovabili, come ad esempio l’eolico e l’idroelettrico.  Per arrivare alla neutralità carbonica prevista, nonché sperata, dal Green Deal europeo, il contributo dato dalle fonti di energia rinnovabili, è oggi quindi non solo insufficiente, ma molto lontano dalla meta simulata per il 2050 che dovrebbe essere almeno dell’80%.

Per questo motivo anche l’Italia sta provando a creare meccanismi in grado di favorire e incentivare installazione di pannelli fotovoltaici. Di fatto, mentre le pale eoliche o le centrali idroelettriche rappresentano interventi e investimenti necessariamente di competenza dello Stato o di grandi imprese, i pannelli solari possono invece rappresentare una soluzione capillare che ogni singola famiglia e/o ogni comunità può provare a realizzare all’interno del proprio contesto abitativo. Si pensi, ad esempio, che attualmente in Italia sono installati pannelli solari per una potenza totale di circa 22 GW e che la meta per il 2030 richiederebbe di installare almeno altri 65 GW di potenza da fonti rinnovabili.

Le comunità energetiche – spiega il prof. Claudio Melioli docente di Nuove tecnologie fotovoltaiche al Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria – possono quindi diventare una delle strade da percorrere per accelerare questo processo di transizione da fonti fossili a fonti rinnovabili. Non solo. L’idea di incentivare gli auto consumi, che in altre parole significa organizzare i consumi energetici di modo che possano coincidere il più possibile con la produzione istantanea di energia solare, è giustificata dall’obiettivo di non sovraccaricare la rete di alta tensione e diminuire la necessità di sistemi di accumulo (batterie), che oltre ad essere costose rappresentano un grosso problema per quanto riguarda il loro smaltimento finale”. 

Il singolo cittadino potrà dunque essere parte di una comunità il cui punto di riferimento è un ecosistema sostenibile e socialmente coeso.

Unimore per cercare di dare il suo contributo in questa importante fase di transizione ecologica ha attivato da poco più di un anno il corso di Nuove Tecnologie Fotovoltaiche che ha evidenziato un grosso interesse da parte degli studenti e con alcuni sono stati intrapresi dei percorsi di tesi nei quali vengono approfondite in particolare la configurazione ed il possibile sviluppo di comunità energetiche. “Le comunità energetiche – prosegue il prof. Melioli – sono una realtà completamente nuova, al punto che non esistono ancora decreti attuativi definitivi, necessari alla caratterizzazione del perimetro entro cui una comunità energetica può esistere. Per questo motivo gli approfondimenti e l’attenzione del DISMI di Unimore su queste tematiche è di enorme aiuto per capire i limiti e le potenzialità di uno strumento di questo tipo, oltre che favorire una sua organizzazione efficace e sensata.

Ad oggi si può pensare alla comunità energetica come ad una “impresa” regolata da un contratto che fa riferimento al diritto privato. Per nascere è necessario che siano presenti 2 condizioni fondamentali: impianti di produzione di energia rinnovabile, nel caso Italia si configura fondamentalmente solo con il fotovoltaico, e consumatori e più possibilmente, auto consumatori di energia. La comunità energetica, in pratica, può essere una associazione, una cooperativa, una impresa con partita iva registrata al GSE – Gestore dei Servizi Energetici che dovrà monitorare l’energia prodotta e l’energia auto consumata dalla comunità. Il Referente di una Comunità di energia rinnovabile è la Comunità stessa. L’istanza di registrazione dovrà essere trasmessa esclusivamente per via telematica, mediante l’accesso al Portale informatico del GSE

Di fatto, ogni privato può, indipendentemente dalla comunità energetica, installare il proprio impianto fotovoltaico, e in questo caso, il vantaggio viene dal fatto che l’energia prodotta dai pannelli non dovrà essere acquistata dalla rete, con un risparmio energetico sulle bollette. Con la comunità energetica, oltre a questo risparmio, viene premiato l’auto consumo, perché per ogni kwh di energia auto consumata verrà elargito un incentivo di circa 0.11 centesimi di euro.

Ad esempio: una famiglia mediamente consuma circa 4000 kwh di energia all’anno. Ai costi attuali dell’energia, questo consumo corrisponde ad una spesa per l’energia di circa 1500 euro all’anno.

Quindi, un impianto fotovoltaico progettato in modo da coprire questo fabbisogno energetico, garantisce un risparmio di 1500 euro all’anno e considerando che la vita media di un impianto è a di almeno 20-25 anni questo si traduce in un risparmio di circa 30/35.000 euro, al quale andrà detratta la spesa iniziale dell’impianto stesso che viene abbondantemente ripagato dopo un periodo compreso fra i 5 e gli 8 anni (a seconda dei casi) dalla sua installazione

Se questa energia, oltre ad essere prodotta, rientra nel perimetro di una comunità energetica, nell’ipotesi che venga completamente auto consumata, riceverebbe un incentivo di circa 440 euro all’anno, e dunque, sui 20 anni, di 8800 euro.

Evidentemente questi numeri crescono di importanza nella misura in cui la produzione energetica e gli autoconsumi della comunità aumentano. La potenza massima per una comunità energetica oggi è di 200 kw, ma nei prossimi mesi tale limite sarà portato quasi certamente a 1 MW. 1 MW di energia, se fosse completamente auto consumato, riceverebbe un incentivo totale su 20 anni di circa 2.000.000 di euro.

Oltre al vantaggio economico, il singolo cittadino, che entra a far parte di una comunità energetica, può davvero fare la differenza e diventare artefice di un ecosistema sostenibile, socialmente coeso e può essere sì il punto di partenza, ma allo stesso tempo il punto di arrivo della avvenuta transizione ecologica.

L’economia circolare delle fonti rinnovabili