> FocusUnimore > numero 35 – aprile 2023

“Wisdom is knowing how to be with difference without wanting to eliminate difference” Gregory Bateson
Attention to the various expressions of disability has been promoted for years by Unimore and is embodied in the Reception Service for students with disabilities and with Specific Learning Disorders (SLD). This service offers an opportunity for everyone to meet for educational growth, beyond the limits of their health condition. Within the Reception Service there are professionals with relational, organisational, psychological, pedagogical, as well as administrative and accounting skills who, among other practical and technical objectives, aim to implement the quality of the offer. It was decided to promote a survey to identify any critical issues and to reinforce the positive elements confirming the effectiveness of the service, through students’ perceptions of our work. It leads to reflection that, of the 47% of students with disabilities who do not attend classes, 57% say they are prevented from doing so for health or work reasons, while the opposite is true of SLD students who, in a very high percentage, attend classes regularly. Attention was then turned to the various support activities that the Reception Service offers these students. It was deemed useful to ask questions on: Study method (students who request it can avail themselves of qualified study method counselling), Tutoring (there is the possibility of being supported by a tutor), Computer aids (it is possible to have computer tools on loan), Compensatory measures. With regard to the latter, according to the diagnoses and medical-clinical certifications of students with disabilities and/or SLDs, services must be recognised, also by our university, specifically regulated and agreed upon through individual interviews.
It is gratifying and relevant to receive positive feedback on the service’s activities, to continue to carry out with care and diligence, so that all students with functional diversity are guaranteed equal rights and opportunities for study and research.

“La saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza” Gregory Bateson

L’attenzione alle varie espressioni della disabilità è promossa da anni dal nostro Ateneo e trova la sua concretizzazione nel Servizio Accoglienza studenti disabili e con DSA. Questo nostro ufficio intende offrire una possibilità d’incontro per scoprire come concretizzare il desiderio di crescita formativa di ognuno, al di là dei limiti della propria condizione di salute. L’impegno è promuovere e sostenere l’accesso all’Università, alla formazione e all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, nella convinzione che la conoscenza, la cultura superiore e la partecipazione alla ricerca favoriscano il pieno sviluppo umano, l’ingresso nel mondo del lavoro e la realizzazione delle libertà.

Il Servizio Accoglienza costituisce il primo punto di contatto e incontro tra gli studenti disabili e con DSA e UNIMORE, affinché venga assicurata loro l’integrazione della diversità come catalizzatore di unicità, oltre che svolgere un ruolo strategico di riferimento nella gestione di tutti i servizi dedicati.

Al suo interno sono presenti professionisti con competenze relazionali, organizzative, psicologiche, pedagogiche, oltre che amministrative e contabili che, tra i vari obiettivi di ordine pratico e tecnico, si pongono quello di implementare la qualità dell’offerta. L’attività di accoglienza è svolta con attenzione, in ascolto dei bisogni specifici dell’utenza, facendo della disabilità e dei disturbi specifici dell’apprendimento, nelle loro molteplici sfaccettature, una ricchezza preziosa, come possibilità di crescita e miglioramento a supporto dell’inclusione.

A tal fine si è pensato di promuovere un sondaggio volto a individuare eventuali criticità e, contemporaneamente, a rinforzare gli elementi positivi a conferma dell’efficacia della nostra azione, attraverso la percezione da parte di studenti e studentesse riguardo all’operato del nostro Ufficio.

In totale le compilazioni completate sono state 165, di cui 57 di studenti con disabilità e 108 con DSA, ovviamente in forma anonima. La maggioranza di questi risulta iscritta a corsi di laurea triennali (68% disabilità e 81,5% DSA). Le risposte si sono distribuite, per la disabilità, equamente tra matricole e iscritti ad anni successivi, mentre, tra l’utenza con DSA, si sono prestati soprattutto gli iscritti al primo anno di corso.

Porta a una riflessione il dato che, del 47% degli studenti con disabilità che non frequenta le lezioni, il 57% si dichiara impossibilitato in questa attività per motivi di salute o lavoro, mentre inversa è la tendenza dei DSA che, in altissima percentuale, riferisce di seguire regolarmente le lezioni.

L’attenzione è stata, poi, rivolta alle diverse attività di supporto che il Servizio Accoglienza offre a tali studenti e studentesse.. Abbiamo per ciò ritenuto utile porre domande specificatamente su:

  • Metodo di Studio
  • Tutorato
  • Ausili informatici
  • Misure compensative

METODO DI STUDIO

Da almeno un paio d’anni gli studenti, che ne fanno richiesta, possono avere a disposizione una consulenza qualificata riguardo alla metodologia di studio. Può essere calendarizzato uno o più incontri dedicati, ad esempio, per condividere utili consigli e suggerimenti al fine di riuscire a sfruttare al meglio il proprio tempo-studio, considerate le risorse e le potenzialità individuali, valutare le abitudini e l’ambiente in cui si studia.

Essendo questa attività ancora in fase di consolidamento, sono state rilevate basse percentuali di utenti che hanno dichiarato di usufruirne (22,8% disabili e 18,5% DSA). Nonostante ciò, i riscontri dei più sono stati positivi. Tra i non interessati, c’è chi ritiene di non averne la necessità, oppure, come altri scrivono:

Ho già avuto la vostra consulenza durante il primo ed il secondo anno, e per quest’anno non ne ho ancora avuto il bisogno. Durante il primo e secondo anno la consulenza è stata svolta in maniera eccellente e per me è stata fondamentale”.

“Ritengo di aver individuato il metodo che più è efficace per me”.

TUTORATO

Esiste la possibilità di essere affiancati da un tutor, figura specializzata nel fornire supporto agli studenti con disabilità e con DSA, al fine di aumentare l’autonomia  e favorire l’integrazione degli stessi in ambito universitario. Inoltre il tutor può essere una risorsa significativa per lo sviluppo delle competenze e per l’affinamento della preparazione delle prove d’esame.

Dal sondaggio si è potuto riscontrare che il gradimento, relativamente a questo servizio, si avvicina all’80%, e dei partecipanti basse percentuali dichiarano di usufruirne (20% disabilità, 10% DSA).

“Vorrei ma non ho ancora richiesto aiuto”, difficoltà come quella riportata sono emerse, sottolineando la specifica dichiarazione di un blocco nella condivisione della propria fragilità: una protezione della privacy a scapito della possibilità di interazione sociale.  

Altre dichiarazioni come “Ho avuto modo di regolarmi ricevendo aiuto da professori e compagni di corso” hanno, invece, confermato l’efficacia dell’intervento sull’inclusione.

Risulta, inoltre, sembri adeguata la formazione attivata dal nostro servizio (Corso di formazione per tutor universitari a favore di studenti con disabilità e con DSA) al fine di fornire una preparazione specifica a quegli studenti universitari desiderosi di approfondire quale siano il ruolo e i compiti del tutor.

AUSILI INFORMATICI

Il Servizio Accoglienza studenti disabili e con DSA offre la facoltà di richiedere strumenti informatici e tecnologici (computer, tablet, smartpen, software didattici ecc.) in comodato d’uso gratuito durante l’intero percorso di studi. Emerge dal sondaggio che un terzo degli studenti coinvolti ha formalizzato l’istanza per ottenere tali ausili, riferendo di un gradimento del servizio. Sono rari i casi in cui lo strumento assegnato si sia poi rivelato non adatto o si siano presentate difficoltà nell’utilizzo.

MISURE COMPENSATIVE IN SEDE D’ESAME

In base alle diagnosi e alle certificazioni medico-cliniche degli studenti disabili e/o con DSA devono essere riconosciuti servizi, anche dal nostro Ateneo, specificatamente regolamentati e concordati attraverso colloqui individuali. Lo scopo di questi incontri è anche quello di determinare le misure compensative più adeguate al sostenimento delle prove d’esami, di volta in volta obbligatoriamente da concordare per tempo con ogni singolo docente curriculare.

Tra questi benefici, riportiamo, quindi, misure compensative quali:

  • il tempo aggiuntivo rispetto a quello già previsto (50% per studenti disabili, e 30% per DSA),
  • la suddivisione della prova orale in più parti,
  • l’utilizzo di mappe concettuali, formulari o schemi,
  • l’uso della calcolatrice di base,
  • la possibilità di sostenere l’esame in forma orale anziché scritta o viceversa,
  • l’utilizzo del PC (software di sintesi vocale, ingrandimento dei caratteri, ecc.)
  • essere affiancati da un lettore/scrittore umano,
  • la predisposizione di banchi accessibili.

Le misure compensative vengono richieste in percentuale più bassa dagli studenti con disabilità rispetto a quelli con DSA (37% disabilità, 71,3% DSA). Ciò sembra probabilmente causato dalla difficoltà ad esporre le proprie fragilità, rinunciando, piuttosto, a benefici dovuti.

CONCLUSIONI

È rilevante e determinante l’aver riscontrato che gli studenti e studentesse che si rivolgono al Servizio Accoglienza studenti disabili e con DSAripongano fiducia nell’attività svolta da tale ufficio. Tra i partecipanti al sondaggio, quasi il 90% riferisce apprezzamento in merito alle tempistiche di riscontro e un piacevole gradimento per la modalità di risposta, nonché per l’attenzione prestata relativamente alle diverse situazioni di vita e quotidianità condivise, spesso difficoltose ma non insuperabili.

È altrettanto gratificante e di notevole rilevanza il feedback positivo ricevuto per la nostra attività,

per continuare a svolgerle con cura e diligenza, affinché sia garantito a tutti gli studenti e studentesse con diversità funzionali di godere equamente del diritto e delle pari opportunità di studio e di ricerca.

Che cosa significa realmente DSA in età adulta? La parola ai protagonisti.

DSA è l’acronimo di Disturbi Specifici di Apprendimento; in essi sono comprese la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia. Questi disturbi possono presentarsi isolati, ma più spesso coesistono. Vengono definiti specifici perché interessano uno specifico dominio di abilità in modo significativo ma circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.

La dislessia è un disturbo nella lettura dovuto a difficoltà di decodifica del testo, consistente nel mancato riconoscimento della corrispondenza fra lettera e suono. La confusione nella decodifica di lettere influisce negativamente sulla capacità di leggere in modo corretto e fluente. Con disgrafia si definisce la realizzazione grafica poco chiara della scrittura, spesso illeggibile, e la difficoltà a padroneggiare gli strumenti del disegno. La disortografia è il disturbo nella scrittura, derivante dal mancato riconoscimento della corrispondenza fra suono e lettera, che, quindi, causa errori ortografici. La discalculia, infine, è il disturbo nelle abilità di numero e di calcolo. Riguarda la padronanza di abilità fondamentali quali addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni e divisioni; lettura e scrittura di numeri; confronto di quantità; abilità di conteggio.

Da ciò si comprende che, se l’automatismo dell’abilità strumentale non è presente, lo studente è costretto a utilizzare costantemente enormi quantità di energia, con il risultato di stancarsi rapidamente e di rimanere molto spesso indietro nell’apprendimento.

I DSA sono un disturbo di origine neurobiologica con importante familiarità. Hanno andamento cronico, ma evolutivo: la loro espressività si modifica in relazione all’età e alle richieste scolastiche prima ed accademiche poi. I fattori ambientali si intrecciano con quelli neurobiologici, determinando un maggiore o minore adattamento.

Ciascun profilo è unico, non tutte le persone con DSA presentano, infatti, le stesse difficoltà e gli stessi punti di forza e il risultato finale dipenderà da molteplici fattori: dal tipo di disturbo, dalla gravità, dal grado di compensazione, dal profilo intellettivo, da eventuali comorbidità, ma anche da tutti quei fattori personali e ambientali.

Di seguito si riporta la testimonianza di una studenti con DSA in UNIMORE.

Nel mio percorso universitario ci sono stati momenti particolarmente duri. Il ripetere un esame numerose volte di certo non aiuta. Non aiuta trovare persone poco sensibili in merito alla tematica dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ma altrettanto aiuta avere una famiglia attenta che comprende il momento di sconforto che stai vivendo a fronte delle fatiche vissute e nonostante l’impegno profuso.

Con i miei tempi e secondo la situazione che ho vissuto ho, però, superato l’ostacolo.

A livello comportamentale le persone adulte con DSA mostrano difficoltà nell’orga­nizzazione personale e professionale e nelle modalità di apprendimento (inclusa la gestione del tempo); nei processi di decodifica verbale, di comprensione di un testo scritto, nella compitazione e si mostrano lenti in scrittura; hanno difficoltà nel campo della matematica per quanto riguarda aspetti procedurali come il riconoscimento del sim­bolo matematico e l’applicazione delle procedure di calcolo a mente; possono presentare difficoltà di espressione verbale, ad esempio nella scelta dei vocaboli e dell’ordine degli stessi, che possono rendere talvolta inefficace l’eloquio; infine le persone adulte con DSA riferiscono difficoltà di memoria e in particolare di memoria a breve termine.

La maggior parte degli esperti concorda sul fatto che il Disturbo Specifico dell’Apprendimento sia una condizione cronica che può migliorare e cambiare spontaneamente. Tale mutevolezza viene a manifestarsi maggiormente in età adolescenziale e adulta. La naturale compensazione di alcune originarie difficoltà, oltre che la mancanza di marcatori biologici, rende il disturbo stesso una “sfida invisibile”, poiché non evidente ad occhio nudo all’osservatore.

Negli studi di giurisprudenza sono necessari estremo rigore e molto ordine mentale.

Ho smesso di frequentare, perché il confronto con i pari era frustrante e seguire le lezioni non utile, se non alcuni corsi selezionati. Ho sperimentato delle strategie che applico ancora oggi, ovvero dedicare un’intera giornata a leggere l’indice, a ragionarci sopra e a capire come è costruito per creare un filo logico. Questa tecnica l’ho individuata e sperimentata in completa autonomia, nessuno mi ha dato indicazioni. Ammetto che quando mi preparavo agli esami di giurisprudenza a volte non riuscivo a finire di leggere i manuali, ho dovuto pertanto sviluppare ragionamento e riflessione sulla consequenzialità che sono gli elementi che mi hanno portata anche al proseguo della carriera.

Sicuramente ho affrontato momenti difficili, mi riferisco al Corso di Laurea in Giurisprudenza, perché a quello di Scienze e Tecniche Psicologiche ci sono arrivata da adulta, con una laurea e una professione in fase di avviamento, ed è innegabile che lo vivo diversamente. Ma è anche vero che i docenti di Psicologia hanno un altro approccio per me fondamentale: forniscono un vademecum iniziale (una sorta di indice), utilizzano powerpoint e segnalano le parole chiave, in questo modo si riesce a recuperare tutto. Questo a Giurisprudenza ricordo essere stato fatto solo da un paio di docenti.

Si può dire, quindi, che le mie parole d’ordine sono: “ho bisogno di ordine”, ma deve essere fatto da altri. Se la lezione non è così strutturata io non ci capisco nulla.

Nella prima esperienza accademica mi sono sentita sola, non ho mai conosciuto studenti con Dislessia seppure io per prima non conoscessi le mie caratteristiche di apprendimento perché la diagnosi è arrivata tardivamente, ora siamo in tanti. Questo però nel confronto con gli altri costituiva per me, nel primo contesto, uno svantaggio quando facevo fatica a memorizzare e agli esami sentivo le persone, in corridoio in attesa di essere interrogati, parlare di argomenti che a me sembrava di non aver mai letto.

Ho iniziato così ad utilizzare un’ulteriore strategia: la mnemotecnica di inventare delle storie per ricordare.

Per quanto riguarda le caratteristiche psicoaffettive di una persona adulta con DSA, poi numerosi studi hanno evidenziato, nel tempo, mancanza di fiducia nelle proprie poten­zialità, bassa autostima, vissuti di rabbia e frustrazione soprattutto rispetto alle esperienze scolastiche passate, sintomi ansiosi reattivi in particolare a compiti di apprendimento e a situazioni di verifica e, talvolta, una ricaduta negativa nelle interazioni sociali dovuta perlopiù a un’immagine negativa di sé.

Presso l’università non ho mai incontrato difficoltà con i docenti, grazie al database di Ateneo è stato semplice dialogare con loro in merito alle misure compensative. Al contrario al liceo ho riscontrato numerose mancanze, soprattutto sull’essere conosciuti e sulla comprensione che di fronte alla stessa “etichetta” ci sono persone completamente diverse come abilità e fatiche. Altro elemento importante del percorso universitario è la possibilità di fare approfondimenti personali e sentire riconosciuta questa ricerca in sede di esame e non trovare, come invece mi è successo alle superiori, docenti che giudicano il tuo elaborato soltanto perché non usi le parole che hanno detto loro a lezione. All’università si può usare il ragionamento.

Rispetto alle mie caratteristiche il mio corso di laurea costituisce un ideale perché ci sono prettamente esami orali ed io riesco meglio… ho qualche fatica nella scelta delle parole perché leggo poco, ma riesco comunque meglio rispetto allo scritto. Inoltre trovo che il percorso universitario ti permetta di risollevarti meglio rispetto a quello scolastico perché di fronte ad una bocciatura un esame può essere ridato, prima invece un’insufficienza costituiva uno scoglio per il quadrimestre.

Desidero dare un consiglio per me fondamentale: è importante fidarsi meno di se stessi e più delle altre persone. Mi spiego meglio: uno studente dislessico non può fare l’università da solo, esistono sportelli di aiuto come “Tutoriamo”, compagni di studi, … è importante il sostegno per non svalutarsi altrimenti si rischia di mollare. Stando con gli altri ti rendi conto che tutti faticano, ti avvicina perché capisci che si è tutti “sulla stessa barca”, viene “smussata la condizione”. Anche il Disturbo Specifico dell’Apprendimento ha delle positività: l’investimento che è stato fatto prima può essere riutilizzato. Nonostante tutti ne parlino e per me il fattore tempo sia sempre di difficile gestione credo che l’aspetto della fiducia sia quello che pesa di più per la paura del pregiudizio e per il rischio di incorrere in pensieri negativi che vanno a influire sul risultato d’esame.

Quando è arrivata la diagnosi si è decisamente modificata la mia consapevolezza, perché finalmente avevo capito che il mio problema era un “non problema”. Avevo/ho compreso che l’esitazione o la fatica di fronte a richieste come: “prendi il fascicolo numero o scrivi una e-mail …” e ad un eventuale mio errore non era frutto di mia svogliatezza o altro, semplicemente era/è una mia caratteristica. Ora so che devo concentrarmi di più e nel dubbio ho il diritto di chiedere. Infatti adesso, se credo di non essere sicura, chiedo. Ho imparato a chiedere, mentre prima insabbiavo.

Le strategie e il metodo di studio sono in linea con il passato e con le continue evoluzioni che sto compiendo.

In conclusione, i DSA in età adulta assumono una espressività diversa da quella riconosciuta in età evolutiva con ricadute, comunque, presenti nello studio e sull’acquisizione delle informazioni. Queste ricadute non dipendono solo dalla fatica nell’abilità strumentale, ma anche dal vissuto emotivo e fondamentale è il rispettoso supporto che il contesto anche universitario fornisce ai suoi studenti.

Il tirocinio mi ha fatto capire che quello che studio sui libri non è la vera medicina.

E’ molto più facile la pratica rispetto alla teoria, nonostante la velocità richiesta.

Vorrei godermi maggiormente il tirocinio perché, purtroppo, sono troppo concentrato sulla didattica, visto che è quella la parte più ostica.

Questo articolo, scritto dagli operatori del Servizio Accoglienza Studenti con DSA, è frutto di studi di differenti teorie, ma soprattutto dei report di studenti con DSA che frequentano l’Ateneo di Unimore e le cui vite si sono intrecciate con quelle del nostro ufficio e hanno, come molti loro colleghi, mostrato le loro spiccate e peculiari abilità. Li ringraziamo, pertanto, per il loro desiderio di condivisione, del tempo a noi e a voi lettori dedicato e di aver portato la loro “voce” e il loro punto di vista.

La Comunicazione Aumentativa Alternativa in Età Adulta e in Età Evolutiva

Si è da poco conclusa la I° edizione dei Corsi di Perfezionamento dal titolo La Comunicazione Aumentativa Alternativa in Età Adulta: Strumenti per l’autonomia e La Comunicazione Aumentativa Alternativa in Età Evolutiva: Strumenti per l’autonomia, che hanno registrato una grande partecipazione e soddisfazione da parte dei discenti.

La Professoressa Elisabetta Genovese, Ordinario di Audiologia presso l’ateneo di Modena e Reggio Emilia e Direttore dei corsi, ne ha curato l’organizzazione insieme ai due Comitati Scientifici composti da Jessica Mandrioli, Gilda Sandri, Silvia Gozzi, Elisabetta Losi e Cristian Leorin per l’Età Adulta, e Alessia Cadamuro, Gilda Sandri, Silvia Gozzi, Elisabetta Losi, Margherita Paoluzzi e Antonio Persico per l’Età Evolutiva.

Entrambi i percorsi, nati da un progetto di respiro più ampio e professionalizzante quale il master “La comunicazione aumentativa alternativa: strumenti per l’autonomia” attivato per diversi anni accademici, hanno avuto come obiettivo quello di rivolgersi ai tanti caregiver che per lavoro o per necessità si trovano spesso ad affrontare temi così profondi e delicati.

I corsi di perfezionamento sull’età adulta ed evolutiva sono stati i primi ad essere erogati all’interno di un contesto universitario rivolgendosi ad una platea eterogenea composta da professionisti del settore, educatori e caregiver. Il percorso formativo, difatti, ha trattato in maniera esaustiva la tematica della Comunicazione aumentativa alternativa, fornendo basi essenziali relative alla storia della CAA, ai suoi fondamenti, principi e pratiche, fino alla presa in carico e al “prendersi cura”.

La modalità di erogazione della didattica a distanza ha permesso di coinvolgere partecipanti da tutta Italia senza comprometterne la qualità delle lezioni, soprattutto grazie all’elevata preparazione e disponibilità dei docenti coinvolti.

Al termine dei corsi – afferma la Prof.ssa Genovese – gli iscritti hanno manifestato una profonda e viva soddisfazione per la formazione ricevuta, in particolar modo per la qualità del corpo docente coinvolto, per la chiarezza, semplicità e umanità utilizzate per affrontare temi così complessi e delicati. Dato il riscontro particolarmente positivo, ho deciso di riproporre i Corsi di Perfezionamento per il prossimo anno accademico. È fondamentale permettere una maggior divulgazione del tema e creare una rete sempre più ampia di persone preparate alla comunicazione aumentativa alternativa, affinché tutti coloro affetti da disabilità comunicativa possano godere di personale sanitario, educativo, familiari e caregiver preparati a creare occasioni di comunicazione.

Qualità e servizi per la disabilità e i DSA: il punto di vista degli studenti