> FocusUnimore > numero 12 – febbraio 2021

Intraprendenti, curiose, vivaci. Le giovani generazioni sono la risorsa più preziosa e vitale che una società ha per affrontare le difficoltà del presente e per progettare il futuro.

In quest’ottica, cresce la responsabilità degli Atenei, e nel nostro caso di Unimore, di comprendere che studentesse e studenti rappresentano il fulcro attorno al quale si regge la volontà di organizzare le proprie attività didattiche, programmare i propri investimenti, indirizzare le proprie scelte, obiettivi ben riassunti nelle “Linee di Indirizzo 2020-2025” dell’Ateneo, varate dagli organi accademici, dove si enuncia la volontà di “perseguire, come Università pubblica, il fine di contribuire al benessere e allo sviluppo della comunità attraverso la produzione di conoscenza resa possibile dalla ricerca, lo sviluppo delle applicazioni che da essa discendono e la trasmissione di tale sapere alle nuove generazioni, e più in generale alla società, mediante attività di alta formazione”.

Si intende quindi alimentare nei propri studenti e studentesse la cultura della scoperta, della creatività e dell’innovazione, mettere in atto articolate azioni di assicurazione della qualità dei propri corsi di studio, riconoscere il valore formativo della mobilità di studenti, rimuovere le barriere di natura economica, sociale, culturale e di genere all’accesso all’Università e al mondo del lavoro, mettere in atto misure adeguate per ridurre la dispersione studentesca, sviluppare e implementare nuove forme di didattica di qualità, anche come strumento per incrementare le opportunità di accesso ai corsi di studio e alla formazione continua (dalle “Linee di Indirizzo 2020-2025”)

Per rispondere a questi obiettivi e ai compiti istituzionali che ne discendono, il Magnifico Rettore Carlo Adolfo Porro ha introdotto una novità significativa della governance: è l’istituzione ufficiale, per la prima volta nella storia del nostro Ateneo, di un “Tavolo tecnico per i Servizi agli studenti”, che intende far portare la voce degli studenti direttamente all’interno dei tavoli istituzionali.

La finalità è quella di istituire una sede di confronto permanente in cui le istanze di iscritte e iscritti, i loro bisogni, le loro attese trovino declinazione nelle azioni assunte dagli organi accademici per ricordare sempre la centralità che devono avere nelle politiche dell’Ateneo gli studenti e le studentesse.

Il Tavolo ha come scopo principale quello di sviluppare strumenti di welfare in grado di garantire una sempre migliore formazione accademica di cui è premessa un ambiente culturale interno ed esterno all’Ateneo inclusivo e sostenibile, offrendo un ponte tra la comunità studentesca e il mondo universitario con le realtà cittadine su cui insistiamo territorialmente, mirando – altresì – a promuovere un dialogo costante tra le parti.

In quest’ottica, con il recente accordo quadro sottoscritto con il Comune di Modena, e con quello in fase di ultimazione anche con il Comune di Reggio Emilia, l’Ateneo ha assunto un ruolo strategico nelle attività di formazione scientifica e professionale delle due città, entro il quale studenti e studentesse potranno realizzare i propri piani di studio ed i loro progetti e trovare necessario e concreto supporto e stimolo per una adeguata possibilità di crescita culturale e di realizzazione personale.

Il coinvolgimento degli studenti nelle azioni di governo dell’Ateneo vuole essere è un punto di forza del “progetto di comunità universitaria” che si intende realizzare.

Gli obiettivi sono molto concreti: il miglioramento delle condizioni generali e ambientali di accoglienza degli studenti, nonché delle strutture abitative e di servizio (aule, biblioteche, trasporto pubblico, info-point), dove si svolge gran parte della loro giornata e il cui confort e disponibilità sono indispensabili per dare seguito alla identificazione di Modena e Reggio Emilia di “città universitarie”.

Oltre a questo, cultura (luoghi di condivisione delle ricerche, dell’innovazione tecnologica e della premialità scientifica), lavoro (opportunità e sviluppo), sanità (rete assistenziale studentesca), digitalizzazione e pari opportunità completano e sono capisaldi di un progetto di ampio respiro, in cui il diritto allo studio sia vissuto come promozione delle capacità dei singoli in un ambiente universitario nuovo e stimolante, e dove il percorso formativo è anche attivo e partecipativo.

Questa prospettiva, che costituisce la cornice entro la quale si muove il “Tavolo Servizi agli Studenti”, merita ora di essere riempita di quei propositi e contenuti la cui progettazione ed attuazione sono affidate a questo nuovo strumento, nato con l’obiettivo di effettuare analisi e formulare proposte relative ai servizi ed opportunità che Unimore offre e potrà offrire ai propri studenti.

Emiliano Barbieri, Giuseppe Esposito, Elisabetta Menetti, Alessandro Ulrici

Emiliano Barbieri e Giuseppe Esposito

Elisabetta Menetti

Alessandro Ulrici

Testimonianze delle Associazioni Studentesche

Azione Universitaria – Modena e Reggio Emilia

Una delle attitudini peculiari dell’essere umano è la capacità di adattarsi ad una situazione che genera tristezza e insoddisfazione. È un meccanismo sublime che ci permette di soffrire il meno possibile di fronte a situazioni scomode.
Credo che l’elemento che abbia caratterizzato maggiormente la vita degli studenti universitari in quest’ultimo anno sia proprio questo: ci siamo tutti molto adattati. Abbiamo attivato questo meccanismo implicito per soffrire il meno possibile di fronte a spazi di socialità e di libertà di cui venivamo privati, davanti alla tristezza di non poter più seguire le lezioni in presenza e di non poter più studiare in compagnia. Non abbiamo potuto reagire, se non marginalmente, perché il nemico era invisibile e ben più forte di noi.
Nonostante questa sublime capacità di adattamento, la situazione è risultata così scomoda da incidere in modo decisamente negativo sulle nostre aspettative, speranze, idee e soprattutto sui sogni, costringendoci ad abituarci ad una vita decisamente statica.
In questo quadro particolare che si è venuto a delineare, anche la mia associazione studentesca ‘Azione Universitaria’, che si occupa da più di 25 anni di rappresentare gli studenti nel nostro Ateneo, si è trovata di fronte a circostanze peculiari che non aveva mai fronteggiato prima.
Tra queste vi è sicuramente il crescente interesse studentesco per la nostra realtà (e credo che valga per le associazioni studentesche in generale), che abbiamo percepito grazie ad un esponenziale aumento di contatti, richieste e proposte.
A questo si collega il fatto che finalmente vi è stato un gran numero di studenti che ha compreso la complessità del ruolo dei rappresentanti e delle associazioni – soprattutto nel prendere decisioni su questioni delicatissime a nome della comunità studentesca – e l’utilità delle nostre varie mansioni, che svolgiamo unicamente per il bene degli universitari.
Una delle votazioni più delicate è stata sicuramente quella in Senato Accademico riguardante il proseguimento della didattica a distanza per il primo semestre di quest’anno accademico- parlo di settembre 2020- dato che fu presa nel periodo estivo quando i nuovi contagi erano in netto calo e tutti noi credevamo di essere vicini al ritorno alla normalità. In quel caso, nonostante i grandi dubbi che hanno pervaso la nostra associazione per settimane, seguimmo la linea proposta dal Rettore. Con il senno di poi, considerando l’aumento dei casi autunnali e i vari lockdown parziali e variabili, l’Università fece bene a propendere per quella decisione.
Ora, però, si dovrebbe ripartire: parzialmente, un po’ alla volta, non tutti… ma si riparte. È una bella notizia il parziale ritorno in presenza a marzo, uno sprazzo di speranza per tutti di cui sono personalmente entusiasta.
Ci sono due aspetti su cui vorrei, in conclusione, porre l’attenzione.
Il primo è proprio l’adattamento di cui ho tanto parlato: ci siamo adattati – e quindi abituati – così tanto alla didattica a distanza che sarà un po’ complesso tornare alle nuove/vecchie abitudini, dato che ciò provocherà un ulteriore cambiamento.
Il secondo aspetto è quello legato agli aspetti positivi della didattica a distanza. In un breve sondaggio svolto dalla nostra associazione a cui hanno risposto più di 3000 studenti (un numero ben più alto del solito), abbiamo potuto constatare l’apprezzamento degli studenti per la c.d. ‘DAD’. Gli aspetti di comodità son ben noti: la possibilità di riascoltare una parte di lezione non chiara, di seguirla anche non in diretta, di poter mettere in pausa, e via discorrendo.
Pongo quindi un interrogativo al mondo accademico: se è vero che dai momenti più bui della storia si è sempre riusciti a cogliere qualcosa di positivo, non è possibile fare lo stesso anche da questo?
Se è vero che la didattica a distanza è piaciuta agli studenti, non è possibile pensare per il periodo post-covid ad una didattica in presenza integrata con alcuni degli elementi positivi e vantaggiosi della DAD, come ad esempio la possibilità di rivedere le lezioni anche se erogate in presenza?
Credo che questa sia una delle tante sfide del prossimo futuro e mi auguro che Unimore si faccia trovare pronta.

Alessio Fania
Rappresentante degli studenti in Senato accademico
Coordinatore di Azione Universitaria – Modena e Reggio Emilia


Unione Universitaria – Udu Modena e Reggio Emilia

Prima di cominciare il nostro ragionamento sull’inizio del nuovo semestre, sono doverose delle presentazioni: mi chiamo Alessio Dondi e sono Rappresentante degli studenti in Senato accademico del nostro ateneo e coordinatore dell’associazione Unione Universitaria-Udu Modena e Reggio Emilia.
Mi sento di dover ringraziare l’Ateneo per la possibilità di questo spazio così importante per presentarci e riflettere insieme a tutta la nostra comunità sui temi che ci stanno più a cuore.
La nostra associazione si fonda su principi cardine come il mutualismo e quest’anno più che mai è stato importante per la comunità studentesca praticarli.
Questa pandemia ha cambiato radicalmente il modo di intendere la didattica e l’università per tutti noi. Da un giorno all’altro non abbiamo più fatto lezione nelle nostre aule, ma queste sono state sostituite dalle nostre stanze e dal nostro computer o tablet.
La didattica a distanza è entrata nelle nostre vite in maniera prorompente e, nella prima fase della pandemia, è stata fondamentale per non perdere le lezioni e completare lo scorso anno accademico.
Come studenti, ma soprattutto come rappresentanti, abbiamo fin da subito collaborato con l’Ateneo per evidenziare e correggere i problemi che si sono verificati in itinere, perché in una condizione così drammatica unire gli sforzi era necessario e fondamentale.
Condizione emergenziale, risposta emergenziale: da parte della nostra comunità vi è stata una forte presa di responsabilità non indifferente.
Ma che cosa è mancato di più a noi studenti?
Di sicuro ciò che è mancato maggiormente è stato proprio il vivere gli spazi di aggregazione, le biblioteche, le aule e soprattutto l’interazione con i nostri colleghi e colleghe, amici e amiche.
Abbiamo fatto enormi sacrifici, tutti e tutte, per evitare che le cose peggiorassero e anche a scapito della nostra vita universitaria: ci sono stati studenti che si sono laureati da casa e che non hanno potuto vivere l’emozione di poter oltrepassare la porta del proprio dipartimento con la corona d’alloro e la propria tesi frutto del lungo percorso accademico scandito dalle sessioni d’esame.
La didattica a distanza ha avuto anche alcuni lati negativi che abbiamo indagato come rappresentanza: ossia l’impatto psicologico che ha avuto su tutti noi.
Dopo aver condotto un questionario volto a capire questa problematica, ne è emerso un quadro abbastanza chiaro: l’isolamento e il distanziamento sociale non hanno aiutato la nostra psiche nell’affrontare la vita universitaria.
Una volta poi analizzate tutte le risposte che ci sono pervenute, abbiamo presentato l’esito all’Ateneo e stiamo collaborando ad un piano strutturale di azioni concrete per risolvere queste tematiche.

Da questo marzo però si riproverà a partire con la didattica in presenza al 50% per le matricole triennali e magistrali: è l’inizio di un possibile ritorno alla normalità.
Ovviamente sarà ancora garantita per tutto il semestre la didattica a distanza per coloro i quali non possono, per svariate motivazioni, rientrare in presenza.
Come rappresentanti ci auguriamo che questo sia il primo passo per far riprendere anche altre attività dentro all’università.
Ci sono ancora tanti studenti e studentesse che, pur non essendo compresi in questa prima fase di rientro, desiderano poter fare alcune attività preponderanti per il proprio percorso in presenza.

Che cosa ci riserva quindi questo secondo semestre?
Speranza di normalità, in primo luogo.
In secondo luogo, anche il ritorno a conquistare quelli che sono i nostri spazi della collegialità dove non solo possiamo socializzare meglio tra noi, ma anche dove accresciamo maggiormente la nostra cultura e la nostra tecnica.
In conclusione, mi sento quindi di fare un in bocca al lupo a tutta la nostra comunità che riprenderà le lezioni in presenza e a distanza; da parte nostra, come rappresentanti, continueremo a lavorare e a sostenere tutti gli studenti e le studentesse.
Speriamo anche noi di poter tornare sempre di più verso la normalità per poter di nuovo vivere appieno la nostra vita sia come studenti sia anche come giovani visto che siamo il valore aggiunto della comunità in cui viviamo.

Alessio Dondi
Rappresentante degli studenti in Senato accademico
Coordinatore di Unione Universitaria – Udu Modena e Reggio Emilia

Editoriale