> FocusUnimore > numero 13 – marzo 2021

L’Italia occupa gli ultimi posti tra i paesi dell’Unione Europea nel ‘Digital Economy and Society Index’ (DESI 2020) della Commissione Europea, sulla base della valutazione del capitale umano, con gravi lacune in termini di competenze digitali a diversi livelli: solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base (58% nell’UE).

Il Digital divide assume poi dimensioni ancora più significative se si considera la dimensione di genere. A tal proposito, i risultati riportati dal “Women in Digital Scoreboard” fotografano una situazione preoccupante sia per quanto riguarda le competenze di base, sia per quanto riguarda le competenze di livello superiori. Per quanto riguarda le discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), la quota di donne che attualmente ricopre ruoli tecnico-scientifici è inferiore al 25% del totale degli addetti impiegati in questi ambiti. Per le competenze digitali di base c’è un divario di genere dell’11% (le utilizzatrici di internet sono il 57% contro il 66% degli uomini), che tende ad allargarsi in relazione al crescere dell’età.

Questa tendenza è confermata anche dall’indagine OCSE-PISA (2018), che prendendo in esame un sottocampione di studenti e studentesse italiani, mostra quanto già a 15 anni siano consolidate le differenze nei rendimenti in materie STEM, con divari a svantaggio delle ragazze maggiori rispetto alla media negli altri paesi OCSE. Dalla stessa indagine emerge, inoltre, che tra gli studenti e le studentesse con alto rendimento in matematica o scienze, circa un ragazzo su quattro in Italia prevede di lavorare, all’età di 30 anni, come ingegnere o professionista nell’ambito delle scienze, contro una ragazza su otto che si aspetta di farlo.

Da un tale contesto nasce l’esigenza di sviluppare progetti e attività che permettano di ridurre il divario di genere nelle discipline STEM, un ambito in cui l’Ateneo di Modena e Reggio Emilia è impegnato con diverse iniziative.

A partire dal Summer camp “Ragazze Digitali” (https://www.ragazzedigitali.it/), un progetto di orientamento innovativo, organizzato da Unimore e dall’associazione European Women’s Management Development – EWMD, che gode del patrocinio del Comune di Modena, del Comune di Reggio Emilia, della Regione Emilia-Romagna e del Ministero dell’Istruzione ed è finanziato dalla Fondazione di Modena.  Nato a Modena e giunto alla sua ottava edizione, dal 2018 si tiene anche a Reggio Emilia, grazie al finanziamento di Iren, Fondazione Pietro Manodori e Kolher e a Cesena in collaborazione con l’Università di Bologna.

Il progetto è stato riconosciuto come una delle migliori best practice per avvicinare le ragazze all’informatica nel contesto di progetti europei quali il progetto Horizon 2020 EQUAL-IST EQUAL-IST “Gender Equality Plans for Information Sciences and Technology Research Institutions” (https://equal-ist.eu/) e il progetto Erasmus+ Gender4STEM “Gender aware education and teaching” (https://www.gender4stem-project.eu/).

Ragazze Digitali offre ogni anno alle studentesse di terza e quarta superiore un percorso formativo, gratuito e della durata di quattro settimane, per avvicinarle all’informatica e alla programmazione in modo divertente e creativo attraverso attività come la creazione di videogiochi in Python e la programmazione di robot basati su Arduino e controllati da app del cellulare. Vengono inoltre organizzati alcuni interventi di imprenditrici ed esperte nel campo dell’informatica che possano rappresentare dei modelli di ruolo dirompenti rispetto agli stereotipi di genere diffusi nel campo tecnologico e digitale. La pandemia da Covid-19 ha reso necessario adattare il format del summer camp che non si è però fermato: l’edizione 2020 è stata realizzata a distanza permettendo non solo alle ragazze di partecipare in totale sicurezza ma allargando la potenziale platea delle partecipanti a ragazze residenti in altre città e regioni italiane. Negli anni sono state quasi 700 le ragazze formatesi attraverso questa iniziativa.

La durata e la tipologia delle attività svolte unitamente alla caratteristica di gratuità per le partecipanti fanno di Ragazze Digitali un’esperienza unica in Italia ed in Europa, e credo di poter dire nel mondo” – afferma la Prof.ssa Claudia Canali del DIEF, responsabile dell’organizzazione del camp. 

E’ un antico stereotipo duro a morire che le ragazze non siano adatte ad affrontare le tecnologie – aggiunge il Professor Michele Colajanni, ideatore del camp a Unimore -. Per quanto riguarda l’informatica posso confermare che è proprio una sciocchezza da superare. Per di più tutta la società sta diventando digitale, pertanto l’informatica può essere un volano applicato a qualsiasi materia: auto-escludersi dalle competenze su queste tematiche significa rimanere un passo indietro per i prossimi decenni“.

Un ambito affine è quello della Computer Vision e dell’Intelligenza Artificiale, dove negli ultimi anni, sono stati organizzati numerosi workshop per le ricercatrici donne nel campo della Computer Vision e del Pattern Recognition, tra cui spicca il workshop “Women in Computer Vision” presso la IEEE Conference on Computer Vision and Pattern Recognition (CVPR), la conferenza internazionale più importante del settore che si tiene ogni anno negli Stati Uniti. Questa esperienza è stata replicata quest’anno presso l’International Conference on Pattern Recognition (ICPR), che si è svolta in modalità virtuale a gennaio 2021 e di cui la Prof.ssa Rita Cucchiara del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” di Unimore è stata General Chair. In questa occasione, si è tenuto il primo “Women in Pattern Recognition”, workshop che ha avuto tra gli organizzatori la Dott.ssa Marcella Cornia, assegnista di ricerca post-doc presso il Centro Interdipartimentale sulle Digital Humanities (DHMoRe), insieme ad importanti docenti e ricercatrici internazionali.

Ci sono poi una serie di altri progetti che vedono il diretto coinvolgimento di Unimore, come “Women in Transport” e “Play4STEM”: il primo con l’obiettivo di promuovere un avvicinamento al settore dei trasporti delle giovani donne; l’altro si inquadra nel contesto della ricerca sul tema della Game Science con il coinvolgimento di istituti comprensivi del territorio.

Più nel dettaglio la Scuola di Alta Formazione – High School MUNER “Women in Transport”, rivolta a studentesse che siano iscritte o abbiano appena conseguito una laurea triennale in Ingegneria Industriale, provenienti dall’Italia o da Paesi EU, intende trasferire alle giovani donne competenze fondamentali per la prossima generazione di ingegneri. Il percorso formativo si concretizza come la risposta del Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari e di Unimore all’evidenza di una partecipazione femminile all’interno del settore dei trasporti pari al solo 22% ed è realizzata con il supporto di MUNER (Motorvehicle University of Emilia-Romagna).

L’iniziativa è promossa e accreditata nell’ambito della piattaforma “Women in Transport – EU platform for change”, creata dalla Commissione Europea al fine di rafforzare l’occupazione e le uguali opportunità nel settore dei trasporti, e che rappresenta un importante elemento di networking a livello internazionale e un significativo valore aggiunto per il progetto nella sua interezza.

Il progetto Play4STEM si colloca invece nell’ambito di attività del Game Science Research Center, centro interuniversitario multidisciplinare avente sede presso la Scuola IMT di Lucca (https://gamescience.imtlucca.it), di cui Unimore fa parte in qualità di sezione territoriale.

Play4STEM – spiega la professoressa Chiara Bertolini del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane e Principal Investigator del progetto interdisciplinare –utilizza nella scuola primaria e secondaria di primo grado il gioco come principale strumento nel processo di avvicinamento alle STEM e di contrasto agli stereotipi di genere che, di fatto, influiscono e diversificano le scelte dei ragazzi e delle ragazze rispetto alle scelte di sviluppo lavorativo-professionale”.

Il progetto si svilupperà nell’arco di 18 mesi a partire da gennaio 2021 e si articolerà in alcune fasi che prevedono il coinvolgimento di almeno 2 Istituti Comprensivi del territorio, con particolare riferimento alle classi terze delle scuole secondarie di primo grado ed alle classi quarte e quinte di quelle primarie.

Ci sono infine iniziative portate avanti da singole docenti di Unimore, come la Prof.ssa Claudia Landi del DISMI, che partecipa alla rete internazionale WinCompTop: Women in Computational Topology, all’interno del progetto AWM Advance promosso dell’Association for Women in Mathematics, il cui scopo è la riduzione della dispersione e l’avanzamento di carriera per donne matematiche, attraverso reti incentrate sulla ricerca, o della Prof.ssa Laura Giarrè, del DIEF di Unimore, che sta organizzando insieme ad una docente del Politecnico di Milano un panel per discutere di ‘Women & STEM’, che si terrà online il 24 giugno, in occasione del quale si analizzerà anche come la pandemia COVID-19 sta influenzando l’ambiente di lavoro delle donne accademiche e non accademiche.

La parità di genere nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics): i progetti Unimore