> FocusUnimore > numero 7 – settembre 2020


L’emergenza COVID-19 ha modificato, nell’immediato, la didattica scolastica e ha sollevato molti interrogativi in tema di pedagogia e formazione (iniziale e in servizio) di futuri e future insegnanti, educatori professionali socio-pedagogici e nei servizi per la prima infanzia e pedagogisti.

L’università, così come la scuola e le agenzie educative extrascolastiche, si sono trovate a confrontarsi con molteplici problemi inclusi le povertà e la povertà educativa.

Quali riflessioni e azioni è necessario fare oggi, dopo il periodo di prima emergenza, tenendo conto che la scuola (soprattutto quella pubblica e obbligatoria) e l’università costituiscono una importante possibilità di superare gli effetti della sperequazione sociale e culturale?

L’adattamento di un modello che svolge a distanza la didattica (e l’educazione) porta con sé riflessionicontroverse e le ricadute sulla scuola riguardano molteplici aspetti.

A livello politico, accademico, scolastico e dei servizi educativi extra-scolastici sono necessarie una visione e una azione di sistema. Occorre investire sul lavoro di rete e il sistema formativo integrato, sull’analisi e la messa a punto di setting e/o curricoli educativi caratterizzati da significativi e validi processi e pratiche di istruzione/alfabetizzazione e di educazione/socializzazione con figure educative e tra pari.

Molte di queste problematiche saranno oggetto di specifici contributi che maturano nel rapporto fra ricerca, didattica e terza missione e che verranno esposti ed affrontati nel corso delle giornate di Modena Smart Life. 

In particolare, il contributo della prof.ssa Laura Cerrocchi del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane intende offrire una riflessione critica sui processi di trasformazione in atto nel sistema formativo, sulle loro opportunità, sui loro rischi e sui possibili scenari che si possono aprire nel prossimo futuro.

La distanza da una prospettiva di determinismo tecnologico è esplicita ed emergono chiaramente i termini della sfida di fronte a cui tutto il sistema scuola (e non solo) si trova: la scelta di come progettare, integrare e utilizzare le nuove tecnologie nei processi formativi, una scelta che evidentemente non può mancare della consapevolezza del rapporto tra fini e mezzi dell’educazione (considerando che i mezzi non sono neutrali) ed essere collettiva, sistemica e non riconducibile ad atti volontaristici individuali.

Di come progettare, integrare e utilizzare le nuove tecnologie nei processi di formazione trattano anche i contributi della prof.ssa Annamaria Contini e del dott. Alessandro D’Antone sempre del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane.

Da tempo il gruppo di ricerca coordinato dalla prof.ssa Annamaria Contini lavora sul digital storytelling. Già a partire dalla scuola dell’infanzia, il digital stroytelling si configura, da un lato, come uno strumento in grado di supportare processi d’apprendimento nell’ambito dell’alfabetizzazione ai media, dall’altro, come una metodologia narrativa tesa a facilitare processi di riflessione critica sull’utilizzo delle tecnologie digitali.

L’expertise sviluppata nell’ambito del progetto europeo stories – foSTering early childhOod media liteRacy competencIES (2015-2018) – che ha coinvolto un gruppo internazionale e interdisciplinare di studiosi nella definizione di linee guida d’educazione ai media nei servizi per l’infanzia attraverso la sperimentazione del digital storytelling – ha permesso anche durante i mesi di lockdown l’elaborazione e lo sviluppo di percorsi di digital storytelling a distanza.

Il digital storytelling in questo senso si è dimostrato una pratica efficace per integrare, anche a distanza, i nuovi media e i linguaggi artistico-espressivi, favorendo lo sviluppo di competenze narrative e l’utilizzo critico delle tecnologie digitali. Inoltre, tale pratica ha permesso di dare continuità ai lavori di gruppo, consentendo ai bambini e alle bambine di mantenere una dimensione relazionale e sostenendo la loro motivazione ad apprendere e a utilizzare le tecnologie digitali, che durante il lockdown rischiavano invece di essere subìte più che agite attivamente. 

Il contributo del dott. Alessandro D’Antone invece riguarda il sostegno educativo alla famiglia e alla genitorialità con la messa a punto, in ambiente digitale, di materiali di analisi e di formazione in servizi di Educativa familiare: un lavoro sul campo che ha preso le mosse da un precedente assegno di ricerca (senior), svolto nel DESU Unimore e co-finanziato con risorse del Fondo Sociale Europeo (Programma Operativo 2014/2020, Digital Humanities and Social Sciences, Regione Emilia-Romagna) e dalla Cooperativa Sociale Pangea (Rubiera-Scandiano – RE).

Fondamentale, in questo caso, è capire quali possono essere i vincoli e gli accorgimenti nei progetti educativi svolti a distanza, nel coinvolgimento delle famiglie nell’attività pedagogica e nella costruzione di contesti di intervento. Ad esempio, come può essere possibile accogliere e tematizzare il conflitto e la neutralità nei progetti educativi svolti a distanza? Domande di questo tipo riconducono alla necessità di un ripensamento ad ampio spettro dei processi educativi, dei percorsi di analisi, di supervisione e di formazione per figure di coordinamento ed educatori e dei materiali utilizzabili in ambiente digitale per favorire il rafforzamento dell’équipe in modo individuale (tramite il ricorso a strumenti narrativi su piattaforma online) e sociale (attraverso l’organizzazione di incontri di équipe a distanza).

Reti e modalità della formazione. Il contributo di studiose e studiosi del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane di Reggio Emilia a Modena Smart Life